Regia di Hae-jun Lee vedi scheda film
Uno dei film più belli sul senso profondo dell'emarginazione e dell'alienazione metropolitana. Il soggetto surreale trasmette un messaggio reale, poetico, disperato, di due persone 'invisibili'. Siamo a Seoul ma potremmo essere in qualunque città del mondo, chi disprezza la vita arriva ad identificare il male anche con il proprio ruolo nella società, disprezzare noi stessi è alla fine un desiderio di una nuova identità, ma le problematiche ritornano sempre fortissime, la solitudine non è la soluzione. Giocato molto sull'idea dell'isola deserta al centro di una metropoli, Castaway on the Moon sorprende per come si espande a raggio da questa partenza, ragionando sull'essere e sul contatto umano con una leggerezza trascinante. Quando tutto sembra perso e ci rinchiudiamo in noi stessi, capiamo l'importanza di condividere le nostre esperienze con un nostro simile. Il sistema inghiotte chi ha paura di vivere e che alla fine il più delle volte si lascia andare inerme, ma basta forse un piccolo 'appoggio' per ridare senso al tutto. Perché essere fuori dal mondo non è unicamente uno stato fisico ma è sopratutto uno stato mentale. I temi sono complessi e possono far perdere l'orientamento, ma con le idee chiare e una concezione di cinema creativa che gioca ancora sullo sfuocato, sulla profondità di campo e su quello che succede anche fuori dall'inquadratura il risultato è eccellente. Un film toccante che negli ultimi minuti accelera vorticosamente, diventando una strepitosa rincorsa al cardiopalma con gli occhi carichi di lacrime per la commozione.
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