Regia di Hae-jun Lee vedi scheda film
La metafora del naufragio nasce, prima che dal mito omerico, dalle minacce bibliche, assumendo nel corso dei secoli connotazioni esistenziali, dal reale naufragio in mare al naufragio come paradigma di ogni fallimento in terra. Partendo da questa premessa, il filosofo Hans Blumenberg scrisse nel 1985 il saggio Naufragio con spettatore, ponendo al centro della sua riflessione l’evolversi di una metafora in cui il naufrago è lo spettatore del naufragio e non l’uomo in pericolo di vita. Spettatore è l’uomo che guarda dinanzi a sé il vortice della vita e della storia, indeciso a quale appiglio artigliarsi per non finire nei flutti.
Castaway on The Moon separa il naufrago e la spettatrice, felicemente trovando un approdo fuori dai marosi.
Rovinato economicamente, un giovane yuppy tenta il suicidio gettandosi dal ponte che dà sul fiume Han. Le correnti lo trascinano su un’isola deserta, non lontana dal centro cittadino. Scampato alla morte, si trova in una situazione che ricorda Robinson Crusoe: lui può vedere la città ma non può essere visto né salvato poiché l’isola non è visibile dalla parte della città. Dopo avere tentato ancora di porre fine alla sua vita, si adopera come può a vivere in solitudine sull’isola, mangiando bacche e chiedendo aiuto inutilmente. Il tono dell’inizio del film è da commedia, resta impressa la cravatta rosa-confetto sull’abito in shantung del giovane.
Da un appartamento lontano, una ragazza si accorge del naufrago. – è la spettatrice. Due solitudini si incontrano e si intersecano. La ragazza è isolata come il ragazzo: lui sull’isola, lei per scelta. Lui portato dal caso sull’isola, lei chiusa in un appartamento da molti mesi, decisa a farla finita con il mondo. Entrambi hanno scelto la solitudine. Le bellezze dell’isola temperano la voglia di morire di lui, il personal computer la depressione di lei.
Tema non nuovo, quello dell’isolamento forzato in luogo incerto, penso allo straordinario racconto l’Isola di cemento di Ballard, (romanzo, al contrario di questo film incantevole, cupo e disperato sulla ‘solitudine rumorosa’ di un uomo che, precipitato dalla macchina, fuori dall’autostrada, in fondo a una scarpata sotto lo spartitraffico, impossibilitato a rendersi visibile per avere soccorso, resta sul fondo adattandosi a una vita primordiale).
Niente di così scioccante In Castaway on the Moon, ma molta suspense e un’attesa spasmodica: la spettatrice si accorgerà del naufrago? Si incontreranno queste due vite eccentriche?
Il giovane regista Hae-jun Lee, alla seconda opera dopo Like a Virgin del 2006, è bravo a bilanciare un plot intriso di malinconica dolcezza con una commedia romantica color pastello.
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