Regia di Breck Eisner vedi scheda film
La calma di una tranquilla cittadina dell’Iowa viene turbata da inspiegabili episodi di follia omicida, che dilaga in maniera incontrollata tra la maggioranza della popolazione. Uno sparuto gruppo di sopravvissuti, capitanato dallo sceriffo, tenta di fuggire dalla cittadina ormai in rovina e stretta in un serrato cordone “sanitario” armato.
Rifacimento di un film del 1973 di Romero (che non ricordo di aver visto), dalla trama già abbastanza inflazionata e sfruttata in più ambiti (mi par di ricordare anche un famoso albo di Dylan Dog intitolato “Gli uccisori”), il film mi è apparso concentrarsi più sull’aspetto thriller/horror che sulle istanze “politiche”, più figlie degli anni 70, sicuramente maggiormente presenti nel lavoro del nume tutelare (ed in quelli dei suoi più famosi epigoni “zombeschi”); le gerarchie militari, in questo caso, ci vengono infatti mostrate quasi come incolpevoli, costrette dagli eventi a prendere decisioni difficili per cercare di bloccare il contagio (provocato da un incidente). L’odissea “locale” dei protagonisti della pellicola non manca, comunque, della necessaria enfasi: le non banali rese degli scontri con gli infetti garantiscono infatti una buona resa drammatica alla vicenda, trovando il suo apice nella lunga sequenza nello studio del patologo e in quella, particolarmente robusta, nella casa dello sceriffo. Si pecca un po’ nella fase introduttiva, soprattutto nella veloce e idilliaca rappresentazione della bucolica cittadina (senza accennare ai “tarli emozionali” della vita di provincia ed alla loro conseguente amplificazione dovuta all’epidemia) e, successivamente, nella prevedibilità degli “screaming moments” (solo quell’anima candida di mia figlia non è riuscita a trattenere frequenti sobbalzi). Gli interpreti fanno il loro lavoro con sufficiente convinzione e completano il quadro di un lavoro comunque dignitoso.
Movimentata.
Sufficiente.
Tenace.
Decisa.
Violento.
Spaventata.
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