Regia di J Blakeson vedi scheda film
Due uomini mettono in atto il loro gioco criminale, un appartamento isolato viene trasformato in uno spartano ma funzionale rifugio, una stanza con pareti insonorizzate diventa una cella “blindata” da lucchetti e chiavistelli, al centro di essa un letto attrezzato con manette e legacci attende l’arrivo della vittima designata.
Un incipit che non prevede dialoghi racconta l’accurata preparazione di un piano che sembra studiato nei minimi dettagli, Vic e Danny (Eddie Marsan e Martin Compston) sembrano due professionisti impegnati in un lavoro di routine, Alice Creed (Gemma Artenton) figlia ventenne di un ricco uomo d’affari viene sequestrata davanti casa e finisce sul letto della stanza insonorizzata, legata e imbavagliata, nuda come mamma l’ha fatta, umiliata e fotografata a testimoniare l’avvenuto rapimento.
Tutto sembra filare per il verso giusto, due milioni di sterline è la somma richiesta per il rilascio, sono i soldi necessari a cambiare vita, a svoltare definitivamente, a cambiare rotta, bisogna solo portare a termine il lavoro, chiudere l’operazione con la stessa determinazione ed efficacia con cui è stata iniziata, sembra un gioco da ragazzi, ma non lo sarà, proprio per niente.
Perché le variabili in questi casi sono sempre molte, trappole invisibili impossibili da schivare, la semplicità di un operazione iniziata con rigorosa sicurezza si trasforma ben presto in un groviglio di dubbi, niente è quello che sembra, vittima e carnefici si affrontano in un duello serrato, un duello che non prevede regole ma solo menzogne, uno scontro tra disperati dove il fato è pronto a metterci il suo beffardo zampino.
J Blakeson gira un solido thriller da camera, tre soli personaggi in scena, due rapitori e una vittima, nella prima parte il plot sembra orientarsi verso una narrazione essenziale, diretta, cruda e realistica, pochi e mirati dialoghi per definire le personalità dei personaggi, per delineare i tre punti cardine di una storia di ordinaria criminalità, poi le numerose svolte (alcune ben congeniate, altre un pò meno), i repentini cambi di prospettiva, i doppi/tripli giochi in un contesto che muta continuamente, che non lascia appigli limitandosi a mostrare il classico gioco del gatto e del topo, solo che non è ben chiaro chi siano i gatti e chi il topo.
La storia non brilla per originalità ma la suspence e la tensione non mancano, Blakeson gira un piccolo film ma sfrutta al meglio il budget risicato e il cast, la coppia di rapitori è ben assemblata, la Artenton presta anima e sopratutto corpo al ruolo di Alice, per quasi tutto il film legata ad un letto e imbavagliata, il suo personaggio sembra quello meno determinante ma sarà invece fondamentale.
In definitiva un buon prodotto di genere, thriller, noir, un pizzico di pulp a condire un finale cinico ma di sicuro effetto, La scomparsa di Alice Creed è un film che gioca con lo spettatore, lo fa fin dal principio con un titolo che nasconde una doppia anima (e un pizzico di humor nero) e prosegue per tutta la narrazione mostrando continui rovesciamenti di fronte, mettendo in scena un gioco al massacro alimentato da un jackpot che segna due milioni di sterline, il Santo Graal è sempre lo stesso, lo cantavano anche i mitici Pink Floyd.
“money, it’s a crime
share it fairly, but don’t take a slice of my pie
money, so they say
is the root of all evil today
but if you ask for a rise it’s no a surprise
that they’re giving none away”
Voto: 7
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