Regia di Andrei Ujica vedi scheda film
La cornice del film è data dalle inquadrature delle telecamere di sorveglianza di una biblioteca, dopo l'orario di chiusura: un luogo del sapere vuoto, come lo spazio nero che circonda i due protagonisti, un uomo e una donna, ripresi dall'alto, piccoli e lontani, e come persi in una vastità buia e insondabile. Questa è la rappresentazione dell'enorme tragedia di Chernobyl, su cui i due discutono, tra le testimonianze raccolte da lei, giornalista, e le riflessioni storiche e filosofiche di lui, il regista. Quantità ignota è un'opera che analizza, in tutti i suoi risvolti, un evento che ha improvvisamente sconvolto i canoni secondo cui l'umanità aveva da sempre classificato gli avvenimenti della storia. Si tratta di un incidente che, attraverso le sue ripercussioni a livello planetario e sulle future generazioni, ha dilatato la sua portata al di là del "dove" e del "quando", verso un inafferrabile infinito. Il dialogo è prolisso e ripetitivo, e può apparire monotono, scandito com'è dai lenti passi dei due interlocutori, che camminano facendo la spola da una parte all'altra dello schermo. Tuttavia, i giri di parole e di pensieri che si avvolgono e periodicamente ritornano su se stessi, sono quelli propri di un discorso che ruota intorno ad un vortice ignoto e misterioso, di cui non si conosce l'origine e non si vede il fondo: non può che essere così, tormentata e circolare, la cronaca di ciò che non si riesce a raccontare.
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