Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film
Parodia poco riuscita de I Quattro dell'Ave Maria da cui riprende l'idea di un bottino rubato ai due protagonisti (Toffolo e Villaggio) da un peone stralcione (Enrico Montesano) e da questo sperperato per compiere la rivolucion. Dietro al tesoro c'è però un trio di banditi, capitanati da Sal Borgese a loro volta fregati dai due improbabili pistoleri, che si pone alla caccia del tesoro. Aiutati da un reverendo, niente meno che Oreste Lionello, i quattro riusciranno a far saltare il banco di una sala giochi di una città che ha il provvidenziale nome di Poker City e che è in mano proprio al trio di banditi (della serie cornuti e mazziati). La curiosità è che vincono cercando di perdere, truccano persino la roulette (perché vorrebbero far insorgere i giocatori contro il padrone della sala) col fine di perdere ma le cose andranno al contrario facendo loro vincere la massima posta in gioco e insospettire i giocatori nei loro confronti.
Dirige un giovane Ruggero Deodato, già in azione in veste di aiuto regista nei primi spaghetti western, ma la pellicola non si lascia certo ricordare se non per essere il secondo film interpretato da Paolo Villaggio, che già prepara le gag del futuro Fantozzi (tipo il tormentone delle urla nascondendosi dietro un angolo per scaricare un dolore fisico o la scena in cui mastica cibo all'insaputa del compagno accanto per poi smettere e scuotere il capo non appena esso lo squadra). Caciarone Montesano che parla un po' romano e un po' spagnolo. Più in ombra Toffolo, reduce dai musicarelli, e Lionello. Bona la Rosemarie Dexter.
A mio avviso non è riuscito, piuttosto noioso e spesso sfilacciato nel montaggio. Anticipa la piega comica che irromperà col duo di Trinità ma i meriti si ferman qua. Dedodato si farà valere in ben altri generi dotati di un registro votato all'aggressività piuttosto che alla farsa.
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