Regia di Claudio Fragasso vedi scheda film
Un film coraggioso, perché spiega la fascinazione dei ragazzi delle periferie cittadine per l'ideologia, ma ancora di più l'iconografia e la credenza in qualcosa di granitico (benché aberrante), nel vuoto generale. Il film di Fragasso, rischia, però di essere già vecchio, a poco più di quindici anni di distanza, perché ormai la destra estremista ha sostituito l'ebreo, come nemico, con l'extracomunitario e/o il barbone. Ormai la razza inferiore è l'arabo musulmano e il nero, che le squadracce, oggi riciclatesi in ronde legalizzate, si incaricano di punire con metodi spesso medievali (allo spacciatore di colore viene tagliata la lingua). Nel protagonista del film (un discreto Gianmarco Tognazzi) il fascino per i naziskin si mischia all'orrore per le loro gesta sanguinarie, così come l'odio provato per gli extracomunitari di qualsiasi etnia fa a pugni con l'attrazione fisica (ma anche qualcosa di più) per una ragazza somala. Un film riuscito solo a metà, ma che rappresenta un valido documento sui nostri anni a cavallo di due secoli.
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