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The Good Heart

Regia di Dagur Kári vedi scheda film

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La recensione su The Good Heart

di mm40
4 stelle

Lucas è un giovane barbone che ha tentato il suicidio; Jacques un barista avanti con gli anni e malmesso, che soffre di cuore. Si incontrano in ospedale, fanno amicizia e il primo va a lavorare dal secondo. Nonostante l'ingenuità di Lucas e il caratteraccio di Jacques, nonostante pure l'ingresso della svampita April nella vita del ragazzo, decisamente antipatica al barista, il rapporto fra i due si cementifica e sarà destinato a durare perfino oltre la vita stessa, almeno per uno dei due.

 

Terzo film per il regista e sceneggiatore islandese Dagur Kari, rivelatosi a livello internazionale con il suo esordio in lungometraggio del 2003 Noi albinoi, Carissimi nemici è anche il primo lavoro girato all'estero per Kari, con tanto di cast degno di nota comprendente nei tre ruoli centrali Paul Dano, Brian Cox e Isild Le Besco (in una particina marginale troviamo poi Nicolas Bro). Francamente, al di là dell'incomprensibile titolo italiano (i due protagonisti non sono mai nemici, ma neppure carissimi: che si saranno visti i traduttori?), The good heart - titolo originale - è una commedia dai risvolti neri non priva di qualche interessante spunto di riflessione, ma che lascia ripetutamente allibiti per una serie di madornali mancanze o leggerezze di scrittura. Per fare qualche facile esempio: il personaggio di April, che compare e scompare lungo la pellicola senza lasciare il segno (di lei non si sa nulla e viene perfino abbandonata a casaccio verso il finale della storia, senza tanti complimenti), oppure il trattamento sanitario al di fuori di qualsiasi logica riservato a Jacques: davvero a New York c'è un cuore nuovo pronto per ogni infartuato nel giro di qualche giorno? Anche il decorso della sua malattia pare a dir poco grossolano, con attacchi cardiaci ad hoc in funzione della trama e nessuna reale ripercussione sul fisico del personaggio, quantomeno fino all'esplosione patetica del finale (ampiamente telefonato, con buona pace del regista). Peccato perchè l'idea di partenza del vecchio-burbero ed egocentrico-figura paterna che incontra (o meglio elegge) il giovane-aperto verso l'esterno e le novità-figlio non era affatto male. 4/10.

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