Regia di Dagur Kári vedi scheda film
all'una e trentacinque circa in sottofondo: un film visto quasi per caso (se mai esiste...), non conoscevo il regista, gli intepreti sì, Cox e Dano, del quale torna in mente la definizione di Leone a proposito Eastwood, due pose, una col sigaro e senza, però in questo piccola opera è intonatissimo. Penso che un attore come Cox, adori una parte del genere in una storia certo non originale, due solitudini che s'incontrano e a vicenda si sostengono per andare avanti. Del resto, chi non ha mai sognato di entrare in un bar (non una caffetteria o una sala da the) come quello protagonista di 'sto film ed intitolato alle ostriche? 'sto film l'ho trovato struggente, convincente, sincero perchè al fondo c'è l'illusione che alle bruttezze di 'sta vita ci siano momenti nei quali la condivisione possa farvi argine, solo un'illusione, grande come il cinema, perchè alla fine la vita torna a reclamare la propria superiorità e per l'ennesima volta ce la mette in quel posto, come l'ombrello di cipputi. più che una recensione, impressioni di viaggio, durante il quale le mie simpatie non possono non andare agli eterni perdenti, gli ultimi che non saranno mai primi perchè liberi di andare in direzione ostinata e contraria
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