Regia di Alfonso Arau vedi scheda film
U’mbrogghiu nt’o linzolu è il cinema stesso nella Sicilia contadina dei primi del Novecento, raccontata dal regista messicano Alfonso Arau (Il profumo del mosto selvatico) partendo da un bel libro di Francesco Costa. L’avvento del cinematografo e l’Unità d’Italia, nel romanzo c’era Napoli sullo sfondo e tre voci, nel film – una produzione internazionale – ci sono solo intenzioni e un cast di bravi attori non supportati da un risultato all’altezza. La storia prometteva poesia, realismo magico e una girandola di situazioni metacinematografiche. Federico (Primo Reggiani) sogna di fare il cinema perché rende immortali, Anne Parillaud non gli resiste e la selvaggia Maria Grazia Cucinotta s’impiglia in queste maglie suo malgrado. Un treno buca lo schermo, il lenzuolo brucia alla fine del film, fotografato come fosse un quadro da Vittorio Storaro. Ma dimenticate le emozioni di Nuovo Cinema Paradiso, altra produzione, altri tempi. Del lenzuolo del titolo resta solo l’imbroglio. E sentimenti irreali, ingessati, freddi. Nonostante la luce, la natura, la passione e la carnalità, non decolla mai L’imbroglio nel lenzuolo, resta lì curato e distante. E gli riesce il miracolo di non toccarci mai.
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