Regia di Jiri Menzel, Vera Chytilova, Jan Nemec, Evald Schorm, Jaromil Jires vedi scheda film
Per un hrabaliano della prim’ora come il sottoscritto, una compilazione cinematografica dei racconti del grande scrittore moravo Bohumil Hrabal rappresenta un piacere doppio. Primo, perché c’è, come sempre, la curiosità di vedere la trasposizione filmica di un’opera letteraria che si ama, secondo, perché i libri di Hrabal, con i suoi pábitelé (termine di difficile traduzione, ma che lo stesso scrittore aveva definito “spacconi dell’infinito”), si prestavano bene ad incarnare lo spirito della Nová Vlna cecoslovacca. Pur essendo poco o niente ideologica, infatti, la letteratura di Hrabal, così come il cinema dei nuovi registi cecoslovacchi degli anni Sessanta, con la sregolatezza dei suoi personaggi, pronti a perdersi per le strade di Praga o dietro all’amore di una bella zingara, è profondamente politica. Tanto è vero che sia Hrabal che i vari Schorm, Menzel, Nemec, Chytilova, Forman ecc. furono prima mal tollerati e poi censurati ed emarginati dal regime comunista del dopo invasione sovietica. Perline sul fondo è, in fondo (mi si scusi il bisticcio di parole), un insieme di divagazioni eccentriche come i racconti dello scrittore di Brno, difficilmente descrivibili e catalogabili. Non c’è la compattezza dei primi film di Forman o di Kadar e Klos, e neppure delle opere tratte dai romanzi hrabaliani di Jiri Menzel, ma l’umanità che si vede in questi cinque segmenti (i migliori mi sembrano il primo e l’ultimo, rispettivamente di Menzel e Jires) è vitale e disperata come i personaggi di Hrabal, ed in insopprimibile contrasto con l’immagine monolitica di un popolo piegato dal tallone di ferro, come poteva filtrare dalle pagine del Rude Pravo.
Compare in vari cammei in tutti e cinque gli episodi, un po' come faceva Hitchcock nei suoi film.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta