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Il tempo che ci rimane

Regia di Elia Suleiman vedi scheda film

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La recensione su Il tempo che ci rimane

di supadany
6 stelle

VOTO : 6+.
Film d’autore abbastanza “assurdo” (riprova conclusiva può essere la traccia audio che conduce ai titoli di coda), molto interessante per tanti piccoli spunti che traggono linfa vitale da esperienze semi autobiografiche del suo autore (Elia Suleiman) scandite su periodi temporali diversi, però l’esposizione narrativa diviene a tratti quasi snervante, molto concentrata su piccole sfumature (immagino poi più facili da associare a chi conosce la cultura del popolo in oggetto) e difficile da legare.

Il film è diviso in quattro episodi ambientati negli stessi territori, ma in periodi storici differenti e su ognuno di questi capeggia la figura del protagonista (in alcuni casi Elia Suleiman stesso) che assiste silenziosamente a quanto gli accade intorno, tra situazioni tragiche (come uccisioni, inseguimenti, privazioni) ed altre comiche (tra personaggi folcloristici, marce ed azioni difficili da classificare) che danno luogo a riquadri che si sormontano fotografando l’evoluzione di un popolo sempre sotto pressione, ma che continua a barcamenarsi tra difficoltà e restrizioni.

A suo modo trattasi di un film molto interessante, appunto perché utilizza un registro rappresentativo per niente banale per parlarci di un popolo, e più in generale di una situazione storico-sociale, da sempre sotto la lente d’ingrandimento internazionale.

Artisticamente parlando il tutto è realizzato con un gusto particolare (vedi alcune associazioni tra mode e culture), visivamente sono davvero parecchie le scene che catturano l’attenzione dell’occhio (tra marce e inseguimenti coreografati con spirito brillante, o il salto con l’asta del protagonista) ed in alcuni casi si sfocia nel grottesco spinto (per esempio vedi il vicino che minaccia di darsi fuoco ed i suoi discorsi strampalati), particolare che non ci si aspetterebbe di trovare in un film di questo tipo (vuoi per genere, vuoi per origine).

Purtroppo la narrazione, divisa per giunta in quattro tempi, è davvero difficile da accettare e “sentire” propria (sensazioni che comunque un film di alti contenuti come questo dovrebbe almeno in parte suscitare) e mette parecchio in difficoltà, così di questo prodotto rimangono tante belle cose da vedere e percepire, ma il complesso, che pare in ogni caso profondo ed integro, rimane difficile da recepire del tutto.

Insomma il film possiede parecchie qualità, ma l’insieme conquista solo a tratti, anche se quello che si vede non è di sicuro poco.

Arduo ed impellente (almeno per il suo autore).

Su Elia Suleiman

VOTO : 6+.
Ci mette passione, forse anche troppa, risultando ambizioso, ma non concreto ed apprezzabile al 100%.

Su Ali Suliman

VOTO : 6.
Un pò sbroccato.

Su Elia Suleiman

VOTO : 6+.
Si aggira per la scena senza proferire parola.

Su Saleh Bakri

VOTO : 6.
Onesto contributo alla causa (seppur limitato per tempi in scena).

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