Regia di Elia Suleiman vedi scheda film
Dopo “Intervento Divino” (premio della giuria a Cannes) ancora un’ottima prova per Elia Suleiman di come si possa inscenare con ironia e distacco l’infinita (eterna?) guerra tra palestinesi e israeliani. Molte le scene da gustarsi con un sorriso, per quanto amaro (il giovane volontario irakeno che vuole liberare la Palestina, il saccheggio delle case dei palestinesi in fuga come una passerella d’avanspettacolo, il cannone del carroarmato che insegue centimetro per centimetro, il vicino di casa farneticante e ubriacone scaricato dalla carriola…), nella cornice di quella terra che è certamente fra le più belle al mondo e che Suleiman, grazie anche ad una fotografia impeccabile, riesce di nuovo a rendere così bene, aumentando il rammarico di saperla eternamente (ma per sempre???) teatro di questo conflitto assurdo.
Noto che i critici tutti si adoperano ad affiancare Suleiman a Buster Keaton, o a Jacques Tati, tutti riferimenti azzeccati e lusinghieri. Io, per parte mia, lo vedrei come un Aki Kaurismaki dai colori e dai toni caldi, visto che l’inclinazione al grottesco (nonché all’uso a dir poco parsimonioso dei dialoghi) è senz’altro paragonabile.
Da sottolineare l’ottima prova del protagonista maschile nel personaggio del padre di Elia Suleiman, l’attore Saleh Bakri, già visto all’opera nei panni del rubacuori in un altro film israeliano molto intelligente e sulla falsariga di questo: “La Banda” di Eran Kolirin.
Da menzionare anche l’ottimo accompagnamento musicale, in particolar modo una irresistibile versione tecno a cura degli iraniani YAS (gatti persiani?) della mitica “Stayn’ Alive” dei Bee Gees sui titoli di coda (per i curiosi, si ritrova anche su You Tube).
Passato in concorso a Cannes senza fare troppo parlare di sé, quest’ottimo film merita un genersoso passaparola tra coloro che amano divertirsi con profondità ed intelligenza.
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