Regia di Claudio Fragasso vedi scheda film
Kosovo 1999. Un plotone, un cecchino e l’omaggio a Full Metal Jacket introducono il colonnello dei parà Moresco, Gianmarco Tognazzi. Cinque anni dopo, in una Roma violenta entra in scena il negoziatore vicequestore Manfredi, Luca Lionello. E tra mélo e action, piovono citazioni dal cinema americano d’assedio: John Q. e The Rock su tutti, ma anche Inside Man e Trappola di cristallo. Tutto in salsa poliziottesca. Claudio Fragasso cerca l’unione tra il genere e l’impegno. Sparatorie, gesti estremi, battute improbabili e troppa musica ci raccontano l’infame sindrome delle guerre sporche d’oggi: dai Balcani al Golfo, l’uranio impoverito ha decimato e malformato civili e soldati. Per dieci anni l’omertà sulle leucemie da esso provocate - burocrati e politici hanno aperto la strada ai risarcimenti, non al nesso causale - era stata rotta solo da reportage coraggiosi, dal teatro civile e militante (e in qual caso militare) di Marco Paolini, dalle parole di Roberto Saviano e persino da Striscia la notizia. Il regista cerca l’ispirazione di teste rasate ma trova solo umorismo involontario, attori che faticano a rimanere in parte, scene matrigne e un plot che meritava, come il tema, miglior sorte. Thriller più sociopatico che sociale, con tanto fracasso e troppo Fragasso.
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