Regia di Hideo Nakata vedi scheda film
Dispiace parlare male dell'ultimo lavoro di Hideo Nakata,presentato anche,non si sa come,al Festival di Cannes 2010.Il regista di "Ringu" e "Dark Water" è,da sempre,attento allo sviluppo della società e alle nuove tecnologie,che sperimenta nei suoi horror ad alto tasso di adrenalina e tensione.Probabilmente troppo calcolatorio e misogino,"I segreti della mente" è il film più estraneo al nipponico.Non solo la storia risulta poco credibile e del tutto fuori dagli schemi,ma Nakata la infarcisce con il suo solito savoir faire da maniaco del controllo.Prova a dosare tutto nel giusto modo,fallendo il più delle volte miseramente.Lontano dall'horror tradizionalista e dalle ghost stories nipponiche,dopo il lungo soggiorno negli U.S.A.,Nakata ci racconta una storia che dovrebbe illustrarci le difficoltà e la pericolosità del web.William, un ragazzo che non riesce a relazionarsi con la madre, celebre scrittrice, crea una propria stanza nell'ambiente virtuale.Subito affluiscono altri 4 ragazzi con problemi adolescenziali, i 5 stringono amicizia. William cerca di risolvere in maniera distorta i problemi dei suoi amici, finendo nel riconoscersi in uno di loro, cerca quindi di condurlo al suicidio, essendo egli incapace di uccidersi.Non fa accapponare la pelle come vorrebbe Nakata e si stenta su un pugno di attori che recitano con istinti maniacali:Chi al limite dello stalker e del pedofilo;Chi mette in difficoltà la famiglia provocando incidenti e disastri;chi litiga con gli amici "reali";chi abbandona amori conquistati con le unghie e con i denti.Siamo di fronte ad un cinema 2.0 che si può inserire nella serie di web horror in stile "Pulse".Tutto giocato sul binomio reale-virtuale,non si allontana molto dal livello degli horror di stampo modernista in Giappone,ma segna una battuta d'arresto nella vicenda cinematografica del suo regista.Tratto dal lavoro di Enda Walsh,"I Segreti della mente" fallisce nel raccontare un tema che,se strutturato diversamente,avrebbe una certa ripercussione anche sull'Italia.Nella nostra nazione,gli iscritti a social network e chatroom(titolo originale del film) sono veramente tantissimi,e questo lavoro avrebbe potuto illustrare alcuni dei tanti pericoli che si possono incontrare nella Rete.Ma Nakata calca troppo la mano sugli aspetti prospettici della vicenda,non dando il giusto stile ai personaggi e riuscendo a ripetersi e riciclarsi costantemente."I segreti della mente" è un flop strano e inconsapevolmente reale,che cerca la storiella da cult,sfociando a più riprese nel trash,anche se non in quello più assurdo.Se non altro,"I Segreti della Mente",conferma il brutto periodo che stanno vivendo due tra i più importanti cineasti horror nipponici:Nakata e Shimizu.Molto simili nel tocco,dalle parentesi americane sono cambiati molto.Appollaiato nella sua aria di thriller/horror cyber-tecnologico,risente in modo particolare di una storia che possa essere riqualificata al mondo reale.Esperto di nuove tecnologie,Nakata si muove a là Wes Craven nel territorio strenuo delle disanime studentesche.Il mondo reale non è più un mondo in cui si possa morire sereni,il web è molto meglio.5 personalità disturbate,unite da un unico scopo,l'auto-distruzione più pura e trascendentale.E per questo,parlando de "I Segreti della Mente",possiamo usare solo il condizionale passato.
Iper-tecnologica,virtuale anche se scontata.
Non in forma.
Non male.
Così Così.
Se la cava.
Non ci siamo.
Non una buona prova.
Bravina.
Se la cava.
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