Regia di Maurizio Costanzo vedi scheda film
Nel 1978 Maurizio Costanzo era nel pieno dell'attività e del successo: protagonista televisivo con il talk show Bontà loro (dal 1976) ed ormai affermato come sceneggiatore (ha collaborato alla scrittura, fra gli altri della Casa dalle finestre che ridono, Avati, e della Giornata particolare di Scola), il giornalista si ritiene ormai pronto anche al debutto come regista. E qui sbaglia: il suo Melodrammore, farsetta che ironizza sul cinema italiano sentimentale degli anni '50, non va infatti da nessuna parte. Comincia con 40 (!) minuti quasi interamente composti da spezzoni di vecchi film con protagonista Amedeo Nazzari - principalmente brani tratti da Appassionatamente, del 1954 - e quindi finalmente c'è spazio per il vero e proprio film; è la storia di un amore contrastato, proprio come quelli dei film di Nazzari, fra lo smilzo Montesano (bravo, ma deve arrangiarsi come può visto il materiale) e l'obesa Fran Fullenwider. Gli intenti parodistici vanno a braccetto con quelli dell'omaggio - e in effetti Nazzari torna sulle scene dopo una decina di anni dal ritiro per questa sola occasione. Forse era meglio ricordarlo per quel che aveva fatto prima. In sceneggiatura, oltre a Costanzo e Montesano, c'è Claudio Masenza; particine per Nilla Pizzi, Jenny Tamburi e Vincenzo Crocitti; musiche di Fabio Frizzi, in quel periodo piuttosto attivo come compositore di colonne sonore (Febbre da cavallo, Fantozzi). Dopo questo scialbo Melodrammore, e non c'è bisogno di chiedersi il perchè, Costanzo abbandonerà le velleità registiche. 2,5/10.
Montesano vuole dirigere un melodramma in stile Matarazzo, anni '50; chiede consigli ad Amedeo Nazzari, divo del genere, per poi metterli in pratica come meglio riesce nella sua storia: un giovane negoziante di oggetti sacri che ama perdutamente una donna molto obesa.
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