Regia di Olivier Masset-Depasse vedi scheda film
Il Belgio non è solo la terra del Parlamento Europeo, dei cavoletti di Bruxelles , delle birre crude e del cinema verità dei Dardenne.
Ora è anche terra di immigrati clandestini che la polizia cerca di rimpatriare con ogni mezzo , che sia esso lecito o no sembra non importare a nessuno.
I Dardenne questo dramma ce l'hanno raccontato magnificamente in Il matrimonio di Lorna.
Ora a smovere l'apatia incrostata sulle coscienze ci pensa questo Illegal , storia di Tania, immigrata russa col terrore di essere rimpatriata nonostante sia ben integrata e abbia un figlio di 13 anni, Ivan che frequenta le scuole belghe.
Tania ha trovato Lamerica senza attraversare il mare ma un giorno, durante un normale controllo, viene scoperta.
Fa scappare Ivan ma per lei si aprono le porte del centro d'accoglienza.
Illegal pone le sue fondamenta nella paura di Tania di essere separata per sempre dal figlio e nelle incognite che le riserva una burocrazia che sembra fatta solo per mostrare la faccia feroce contro i più deboli.
Le giornate scorrono uguali nel girone dantesco di una prigione senza sbarre ma con porte zincate, tra telefonate accorate, poliziotti senza scrupoli che picchiano selvaggiamente chi non viene espatriato e altri che invece di scrupoli ne hanno,che vivono quella vergogna ogni giorno sulla propria pelle solo per quel tozzo di pane che permette di arrivare a fine mese.
Solo per arginare la crisi che morde le calcagna di tutti.
Illegal è cinema dell'ultrarealtà alla maniera dei Dardenne, con la cinepresa a mano che cattura sguardi, respiri e sospiri di una protagonista pedinata continuamente e che si immola anima e corpo alla causa.
Il suono in presa diretta, l'illuminazione naturale e la fotografia sgranata accrescono il disagio al di qua dello schermo perchè immergono totalmente lo spettatore in un' atmosfera livida da cui è impossibile sottrarsi.
E' inevitabile l'empatia verso Anna e verso Ivan a cui è stata strappata la madre.
L'immigrazione è un tema così complesso che è animalesco trattarlo solo con slogan o con scorciatoie legali come quella di dichiarare l'immigrazione clandestina reato penalmente perseguibile.
Tania è perfettamente integrata nel tessuto sociale belga però è una sans papiers e come tale va giudicata, indipendentemente da quello che fa.
Il cinema di questi ultimi anni ha parlato molte volte del problema immigrazione: Terraferma e Nuovomondo di Crialese , Welcome di Lloret, In questo mondo libero di Loach o anche L'ospite inatteso di Thomas McCarthy.
La crisi economica porta anche a questo.
Illegal dietro al suo rigore stilistico da cinema verità non nasconde emozioni, anzi enuncia la precisa volontà di far emozionare e riflettere su un problema veramente difficile da affrontare.
Magari con quel pizzico di ottimismo che ti fa ritrovare lo sguardo di un figlio.
regia di buon livello
ottima
non male
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