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Socialisme

Regia di Jean-Luc Godard, Anne-Marie Miéville vedi scheda film

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La recensione su Socialisme

di mm40
6 stelle

Godard: un caso unico e irripetibile nella storia del cinema. Un suo film del 2010, ormai ottantenne, è assolutamente identico a uno qualsiasi di mezzo secolo prima, quando agli esordi della Nouvelle Vague il regista francese cominciava a prendersi libertà all’interno della forma-film. Cinquant’anni – una carriera, una vita – sono passati, ma Godard è ancora al passo con sé stesso (prima ancora che con i tempi) e la sua voglia di indagare, scoprire, scoperchiare la realtà e infine sentenziare è completamente intatta: tutto ciò che questo Socialisme contiene è in linea con la poetica godardiana, nessun altro al mondo avrebbe potuto realizzare un lavoro di questo tipo. Si può segnalare, semmai, un ormai radicato interesse da parte del regista nei confronti della Storia dell’umanità e addirittura del Mito, comunque molto oltre i confini francesi (For ever Mozart, Eloge de l’amour, Notre musique sono tutti recenti lungometraggi che vanno in questa direzione), da cui il Nostro però ama sempre partire. Così come adora lanciare stoccate agli Stati Uniti e a Hollywood (che, ciononostante, gli conferirà l’anno successivo l’Oscar alla carriera); così come predilige il caos fino al punto di perdere lui stesso il filo in più occasioni, pur di spiazzare lo spettatore (è bene ricordare che la trama, in questo film, semplicemente non esiste: almeno nell’accezione classicamente intesa del termine); così come spesso la foga di sperimentare gli prende la mano e gli fa dimenticare concetti non secondari come la fruibilità del prodotto (quantomeno per quanto riguarda la comprensione del pubblico) o l’omogeneità dello stesso. Socialisme è l’ennesimo zibaldone di pensieri godardiani, insomma, dalla visione del quale lo spettatore non può che uscire sapendone esattamente quanto ne sapeva prima e senza aver – per forza – cambiato una virgola del proprio pensiero in merito al mondo del cineasta francese: se prima era un fan, ora esalterà anche questo lavoro; se prima non lo sopportava o lo riteneva semplicemente sopravvalutato, certo farà fatica a digerirlo. Infine, l’idea di mettere in scena una crociera lungo i porti del Mediterraneo per ripercorrere le origini della cultura occidentale è vecchia: Godard arriva in affannato ritardo rispetto al Maestro De Oliveira (Un film parlato, 2003). Cameo di Patti Smith. 6/10.

Sulla trama

Riflessioni sull’epoca moderna a partire dalla Storia e dai suoi miti: immagini di una crociera si alternano a scene relative alle città in cui il viaggio fa scalo: Odessa, Napoli, Barcellona, l’Egitto (non meglio specificato dove) e via dicendo. Nel frattempo in una famiglia apparentemente normale il figlio più piccolo è un talento musicale e pittorico che fa domande troppo complesse ai genitori.

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