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Socialisme

Regia di Jean-Luc Godard, Anne-Marie Miéville vedi scheda film

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La recensione su Socialisme

di OGM
8 stelle

L’ultimo film di Jean-Luc Godard è il culmine del suo percorso autoriale incentrato sulla memoria. È una sinfonia cinematografica sull’Europa che non ricorda il proprio passato e per questo muore: una composizione in tre movimenti sull’agonia di un mondo occidentale che non ha saputo crescere, nemmeno dopo gli eventi traumatici del Novecento.  Il primo movimento, ambientato sulla nave da crociera Costa Concordia,  alterna momenti di sfarzosa spensieratezza (le riprese amatoriali di passeggeri impegnati in attività ludiche) a parentesi retrospettive di natura letteraria,  filosofica e storica.  Dalla massa festante dei vacanzieri si staccano,  circondati da un’atmosfera carica di amarezza e di rimpianto, singoli individui rappresentativi delle diverse pagine oscure della storia europea del secolo scorso: persone che si interrogano sui segreti mai rivelati, dalle doppie identità dei criminali di guerra, al destino del capitale presente presso la Banca di Spagna allo scoppio della guerra civile, e andato perso per due terzi durante il suo viaggio verso Mosca. Dall’incertezza sul passato lo sguardo di Godard si trasferisce, con un passaggio narrativo fluido ed impercettibile, all’incertezza sul futuro, che costituisce il tema del secondo movimento. Lo scenario è ora quello dell’autofficina di cui è titolare, in una località della Francia meridionale, Jean-Jacques Martin: un uomo in crisi, che si nega al microfono ed alla telecamera di una giornalista arrivata per intervistarlo. Nella situazione di incomunicabilità che regna all’interno della sua famiglia, tra lui e la moglie Christine, e tra loro due  ed i figli Florine e Lucien, sono questi ultimi  gli unici a dimostrare, a modo loro, la volontà di rompere il silenzio e portare avanti nuove idee: una speranza che, però, nel terzo ed ultimo movimento, è mitigata dalla presa di coscienza di quanto le ultime generazioni siano ignare delle lezioni impartite dalla storia recente e siano dunque esposte a ripetere gli stessi errori che, dall’antica Grecia ai giorni nostri, i popoli del Mediterraneo hanno continuato imperterriti a commettere. Socialismo è, dunque, per Godard, lo spirito che pone al centro dell’attenzione i problemi, i diritti e le esigenze della società umana, facendo tesoro delle esperienze passate e delle riflessioni contenute negli scritti dei grandi pensatori. Questo patrimonio culturale è un punto d’arrivo, come sottolineato dal carattere citazionista del film, ma è anche soprattutto un punto di partenza, in vista di un auspicabile rinnovamento in senso libertario, che l’invariabilità della natura umana rende, però, niente più che una meravigliosa chimera.
Nel film compaiono, nelle scene recitate o nel testo letto dalla voce fuori campo, elementi tratti dai romanzi Les Illusions perdues di Honoré de Balzac, La porte étroite di André Gide, Light in August di William Faulkner, dai saggi Introduzione a “Le origini della geometria di Husserl” di Jacques Derrida, Materia e Memoria di Henri Bergson, Temps et récit di Paul Ricoeur, e dall’opera biografica Markus, espion allemand di Roger Faligot (volume dedicato alla figura di Richard Christmann, agente doppiogiochista, membro del controspionaggio tedesco e francese durante la seconda guerra mondiale). A ciò si aggiungono, nella parte finale, spezzoni di varie pellicole, tra cui La corazzata Potëmkin e diversi filmati di repertorio. Come già nei precedenti cortometraggi, primo fra tutti Tribute à Eric Rohmer, in questo film Godard riesce a trasformare il saggio in un artistico collage narrativo: una miscellanea di cose così (des choses comme ça), in cui la componente filologica è testimonianza del vissuto e prova scientifica della verità, soprattutto di quella che fa davvero male.  

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