Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
In una cittadina rurale del Portogallo di oggi (ma anche di 60 o 100 anni fa), un giovane fotografo e’ chiamato presso una ricca casa per immortalare per l’ultima volta la splendida Angelica, strappata improvvisamente all’affetto della madre e del marito.
La purezza e la perfezione della fanciulla, morbidamente adagiata sul letto come se riposasse, abbaglia e stordisce il ragazzo, tanto da creare in lui uno stato di ansia con costanti visioni paradisiache di quell’angelo irreale e meraviglioso. La giovane, in perfetta sintonia con il nome che porta, e’ una visione cosi’ algida e pura che sconvolge la mente del protagonista.
Il fotografo si butta a capofitto sul lavoro, seguendo alcuni mezzadri nelle fatiche del loro lavoro ma la figura di Angelica torna prepotentemente ad insediarlo, spossandolo nel corpo e nella mente.
Preso in cura da una vicina misericordiosa, il giovane spirera’ tra le braccia del suo angelo custode.
Manoel de Oliveira pensa all’Aldila’, a cosa lo aspettera’ dopo questa lunga vita terrena. D’altronde ritengo sia impossibile arrivare lucidi ed in forma all’eta’ di 103 anni, cosi’ attaccati alla vita e ai suoi valori, e non coltivare una fede in chi si occupera’ di noi dopo l’esistenza terrena.
Ma appena si tocca un argomento cosi’ alto e impalpabile, ecco che torna la vita di tutti i giorni, scandita dalla canzone che il mezzadro intona ai contadini per ritmare le fatiche della terra. Come a dire che certi pensieri alti e puri spettano solo a chi ha tempo e possibilita’ per poterseli permettere.
La vita di tutti i giorni e’ fatica e sofferenza, quello che sara’ dopo lo si affrontera’ sul momento.
Un altro capolavoro di un maestro assoluto che piu’ passa il tempo piu’ si perfeziona in leggerezza e resa scenica, infischiandosene del tempo che passa, diritto e sicuro per la sua strada, che gli auguriamo ancora lunga e piena di gioielli come questo suo ultimo; opere d’arte di cui tutti noi abbiamo bisogno.
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