Regia di Stephen Frears vedi scheda film
Una commedia ben scritta e ben realizzata, sulle tracce di un romanzo a fumetti di Posy Simmonds, uscito a puntate, su “The Guardian” tra il 2005 e il 2006, ispirato al romanzo di Thomas Hardy: Via dalla pazza folla (1874). In italia, in occasione dell’uscita del film, uscì per l’editore Nottetempo anche il romanzo a fumetti della Simmonds.
Il film si apre presentando la vita apparentemente statica di un piccolo villaggio del Dorset, nella dolce bellezza della campagna inglese, dove uno scrittore affermato e alquanto spocchioso, ma non eccelso, Nicholas (Roger Allam), insieme alla moglie Beth, (Tamsin Greig) offre ospitalità ad altri scrittori che vogliano allontanarsi dalla “pazza folla” per ritrovare, nella pace della natura, un’ispirazione languente.
L’attività della fattoria di Beth e Nicholas offre occasione di lavoro come tuttofare ad Andy Cobb (Luke Evans), uno dei pochi giovani rimasti nel villaggio. Un tempo Andy era innamorato di una giovinetta bruttina, Tamara Drewe (Gemma Arterton), che aveva lasciato quel luogo alla volta di Londra, dove si era affermata come giornalista.
Il ritorno di Tamara, del tutto inatteso, aveva impresso una svolta alla vita del villaggio, soprattutto per la metamorfosi della fanciulla, che, essendosi fatta correggere un naso un po’ troppo esuberante, era diventata bellissima e sufficientewmente sicura di sé per di scegliere le compagnie maschili che la interessavano.
Questo, ovviamente, non poteva che sconvolgere - in quel villaggio - i rapporti umani che da tempo procedevano senza scossoni: gli uomini non avevano occhi che per lei, mentre le donne si rodevano per la gelosia…, per non parlare di due temibili adolescenti, ammiratrici di un muscoloso e tatuato batterista di nome Ben (Dominic Cooper), decise a conquistarlo anche a costo di rivaleggiare con la bella Tamara.
Vicende del tutto impreviste, dunque, si erano messe in moto: si era animata la piccola comunità sconvolgendo ruoli e inveterate abitudini.
Non sempre il film mantiene il tono effervescente della commedia brillante: qualcuno soffre molto per la leggerezza altrui: si sfiora la tragedia e, come nel romanzo di Tristan Thomas Hardy, qualcuno muore; emergono, con qualche sorpresa per gli spettatori, amori veri che non si erano in precedenza rivelati.
Stephen Frears mette sullo schermo, dunque, una storia che, pur mantenendo a grandi linee – come il fumetto della Simpson – l’intreccio del romanzo di Thomas Hardy soprattutto nella rappresentazione della mentalità pettegola e conservatrice degli abitanti del Dorset, introduce con grande naturalezza gli elementi di novità, evitando ogni eccesso di passione e, perciò stesso, ogni confronto con l’ottimo film in costume di Schlesinger (1967).
Il risultato è un’opera diretta con grande eleganza; un racconto fluido nel quale il dipanarsi della vicenda rivela sicurezza ed equilibrio, offrendoci un racconto coinvolgente per tutta la sua durata, che oscilla fra humor e affettuosa comprensione, in cui non manca qualche frecciata contro il chiacchiericcio alquanto ridicolo e inconcludente di velleitari scrittori o contro l’ipocrisia e l’insensibilità di molti maschi, nei confronti del mondo femminile. Bravissimi e convincenti gli interpreti.
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Qualche sera fa Rai Movie ha trasmesso in streaming la trasposizione per il cinema di Thomas Vinterberg di Via dalla pazza folla.
Dopo tanto mélo, ho apprezzato particolarmente Tamara Drewe, che avevo già recensito il 10 gennaio 2011 alla sua uscita nelle sale. Questa è, pertanto, la ri-scrittura, dovutamente aggiornata, di quella mia antica recensione, ancora presente su Mymovies.
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