Regia di Mathieu Amalric vedi scheda film
Dopo l’esilio negli Stati Uniti Joachim Zand, ex produttore televisivo caduto in disgrazia, torna in Francia con una piccola compagnia di New Burlesque. Ballerine e cantanti dai nomi pittoreschi: Kitten on the Keys, Dirty Martini, Evie Lovelle, Julie Atlas, Mimi Le Meaux e Roky Roulette, unico maschio votato a un genere «inventato dalle donne per le donne, dove gli uomini sono solo accessori». Con la versione di Dream On degli Aerosmith (per inciso, il contributo all’umanità della band di Steven Tyler) conquistano l’Esagono, ma Zand ha un sacco di casini e non riesce a trovare ingaggi a Parigi... Nuovi artisti sotto la tenda del circo. La figura del promoter disfatto dalla vita è da manuale: divorzio, debiti, echi sbiaditi di antica gloria, sigarette e caffè, borse sotto gli occhi e chilometri di strada. Ama i suoi bambini ma non sa quando sono nati e rischia di scordarseli in giro. Mathieu Amalric, anche regista, interpreta il ruolo in modo splendido, pare uscito da una canzone di Johnny Hallyday, uno di quegli antieroi notturni che appena si fermano gridano disperati «Moi la lumière me fait peur!», e infatti la storia finisce con un urlo. Compulsivo nelle reazioni, Zand cerca casa negli autogrill (magnifica la sequenza del dialogo con la cassiera della pompa di benzina) e detesta la musica imposta nelle hall degli hotel. Le “sue” ragazze lo subiscono fino a un
certo punto («Bello, questo è il nostro show!») ma tutte, soprattutto Mimi, riconoscono a pelle un loro simile. Stessi tormenti invisibili, stessa sensazione che poi, di notte, di fronte allo specchio e senza più trucco, ci sia solo l’appiccicaticcio della solitudine. Tournée è un film bellissimo, interpretato da un magico cast (le attrici, vere showgirl di New Burlesque, hanno vinto al Festival di Cannes 2010 ma meritavano tutti, persino gli sbalorditi concierge degli alberghi) e diretto con tocchi cassavetesiani (alla fine...) da un cineasta che ha perfettamente assorbito la lezione dei suoi maestri Resnais e Desplechin. Da non perdere.
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