Regia di Sabina Guzzanti vedi scheda film
Imperdibile. E indispensabile. Perché il 90% delle cose qua, non si sanno. O forse, si sanno ma sono naufragate in un mare di depistaggi, stronzate, tempi e altro. E allora è vitale che qualcuno ti riassuma la situazione in un’ora e mezza. Che poi questo qualcuno sia una comica, schierata, di parte (anche se dà larga voce a chi è pro Berlusconi), ci fa capire perché l’Italia, per libertà di informazione, è 75ima al mondo, dopo molta Africa.
Dopo la visione di questo film, penso che anche la più mite pensionata, signorotta impegnate più sull’uncinetto che nella politica, si dia alla lotta armata. Perché è dura, dopo questo film, non desiderare la fine fisica di Berlusconi e Bertolaso, tra gli altri. Specie per chi, come me, ne ha disgusto da decenni. Comunque, il documentario narra le vicende seguite al terremoto de L’Aquila, e alla disastrosa gestione dello stesso. Dalla prima mossa, esautorare Sindaco e Giunta, per fare i cazzi propri (l’esatto contrario del Friuli, insomma), alle tendopoli, meglio assimilabili a dei “lager soft version”, all’incredibile realtà, di oggi, dove esercito e polizia ti impediscono di girare in città (anche fare riprese, nella migliore tradizione di polizia canelupo del potere, roba da Sudamerica), tanto meno di abitarci, a tutta una serie di soprusi su gente già provata che ti incazzi solo a ripensarci. L’Aquila come Guantanamo, o almeno come una palestra per allenarsi a guantanamizzarsi, insomma. Film da vedere e consigliare, per capire. Meno male che poi Bertolaso e Berlusconi sono finiti a puttane (in tutti i sensi) e speriamo di esserceli tolti dalle palle. Come si sa il film andò fuori concorso a Cannes, cosa che fece incazzare il ministro della Cultura Bondi, che disertò il Festival (eppure lui, come disse, il film non l’aveva visto). Incredibile. Incredibile che Bondi fosse ministro, intendo.
avercene
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