Regia di Sabina Guzzanti vedi scheda film
Si comincia malissimo, con la Guzzanti che si trucca da Berlusconi per andare a fare delle squinternate gag davanti a qualche decina di aquilani allibiti: gente che ha appena perso la casa, il lavoro o addirittura i propri cari e che, secondo la tesi del film che viene esposta fin dal primo istante, sta subendo un terribile sciacallaggio da parte del governo Berlusconi, allo scopo di rilanciare la propria credibilità in caduta libera. Ma per fortuna questa volta la sorella minore e meno celebre del grande comico Corrado Guzzanti non ha (solo) voglia di esaltare sè stessa e mostrare a tutti quanto è intelligente, quanto è brava e quanto sa tutto, perchè da quel momento in avanti il documentario-inchiesta non fa che crescere, evitando completamente di ricorrere ad altre pagliacciate fuori luogo del genere. Lo spirito del lavoro è semplice e coerente fino in fondo: mostrare dal suo interno, dalle tendopoli, dall'angoscia degli sfollati, dalle crepe nelle case - quelle non crollate - del centro cittadino, lo scandalo che è avvenuto e continua ogni giorno ad avvenire nel capoluogo abruzzese. Quando si mettono in gioco i sentimenti e le vite di migliaia di persone è bene avere riguardo, molto, moltissimo riguardo e altrettanta delicatezza: incredibile a dirsi, contro ogni aspettativa la Guzzanti ci riesce. Ed è una grande novità, che fa ben pensare per il suo futuro da documentarista. Il quadro desolante che esce da Draquila riguarda essenzialmente due persone, e se sul megalomane propalatore di fuffa Berlusconi c'era poco da farsi illusioni anche prima del film, sorprende la mole (e la violenza) delle accuse rivolte nei confronti di Guido Bertolaso, a capo della protezione civile e quindi anche dei mille errori (e fatti non chiari, chiamiamoli così) da essa commessi nei mesi successivi al terremoto; certo, non compare neppure l'ombra di un contraddittorio, ma le fonti citate dalla regista-attrice sono quasi sempre attendibili e, fosse vero anche solo l'un per cento di ciò che viene detto in Draquila, ci sarebbe comunque materiale a sufficienza per fare una rivoluzione immediatamente. E' infatti questo un film che fa imbestialire, prima ancora che sulle tracce del 'collega' americano Michael Moore, sulla falsariga dei libri di Travaglio, sebbene non altrettanto documentato e meno arguto e mordace nel complesso; inevitabilmente la sensazione che coglie lo spettatore al termine della visione di questo film (soprattutto per il continuo ed esponenziale montare delle perplessità, delle vergogne sbugiardate, delle accuse nella sua seconda metà) è quella di sconforto, di amarezza rabbiosa. Ma l'italiano che fa? C'è quello che prova a reagire, scende in piazza ma viene bloccato dalle forze dell'ordine; c'è quello che tenta i canali ufficiali (la stampa, la politica), ma si ritrova ammutolito dai poteri forti che presidiano le istituzioni; c'è quello bolso e credulone che applaude l'operato di Berlusconi anche se quell'operato che sta applaudendo non c'è, fosse anche solo perchè 'la sinistra questo non l'avrebbe fatto'. Propaganda boriosa, slogan, rassicurazioni paterne, nemici inesistenti: anche Hitler cominciò così; Berlusconi è senz'altro a buon punto, ma davvero è così avanti come Draquila vuole darci ad intendere? Se attendiamo che sia la Storia a darci questa risposta, cominciamo pure ad emigrare. 6,5/10.
Sabina Guzzanti va a L'Aquila qualche settimana dopo un terribile terremoto che ha causato centinaia di morti e decine di migliaia di sfollamenti. E' l'occasione per intervistare la gente del posto sull'operato del governo Berlusconi e per indagare meglio sul ruolo della protezione civile nelle operazioni di ricostruzione.
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