Regia di Sabina Guzzanti vedi scheda film
Il terremoto che ha distrutto L'Aquila nell'aprile 2009 è stata la grande occasione per Silvio Berlusconi per recuperare i consensi perduti a colpi di scandali sessuali, processi e figuracce raccolte sulla ribalta internazionale. Il documentario di Sabina Guzzanti punta l'indice sull'intreccio tra speculazione edilizia, propaganda elettorale battente, oscurantismo informativo, equilibrismi legali e intrecci con mafia e Vaticano. Cose più o meno note a chi non si sia limitato a seguire la cronaca di quei mesi soltanto sul TG4 di Emilio Fede. Quello che l'informazione meno carbonara non ha fatto sapere, e che emerge dal film con sorprendente nitore, riguarda quattro aspetti cruciali: il ruolo della Protezione Civile ('braccio armato del governo'), guidata dall'alligatore Bertolaso e deputata ad aggirare qualsiasi cavillo legale pur di fare gli interessi del presidente del consiglio, l'aggiunta dei Grandi Eventi alle eccezioni giurisprudenziali che già riguardavano le emergenze (come un terremoto, appunto), la tragedia ampiamente annunciata dagli sciami sismici (agghiacciante la testimonianza di un membro della Protezione Civile talmente assuefatto al lavaggio del cervello in merito all'inesistenza del pericolo da avere perso due figli) e la militarizzazione delle tendopoli. Il ritratto di quest'Italietta oscena esce dal film della Guzzanti in tutta la sua evidenza. Se l'opera sotto il profilo dei contenuti è encomiabile per rigore, coraggio e soprattutto chiarezza, sotto quello strettamente cinematografico non è da meno: pur ammiccando palesemente al cinema di Michael Moore, la Guzzanti ha anche il merito di usare l'ironia a manciate, sfruttando linguaggi diversi che vanno dal fumetto ai richiami alla pop art. Imperdibile per capire in quale regime stiamo vivendo.
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