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Draquila. L'Italia che trema

Regia di Sabina Guzzanti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Draquila. L'Italia che trema

di laulilla
7 stelle

Un film non bello, ma scomodo, da cui ancora è possibile imparare: sono passati poco più di 14 anni dalla catastrofe del capoluogo abruzzese, ma l'Italia non ha smesso di tremare; gli speculatori di speculare e i venditori di illusioni di abbindolare.

 

Sabina Guzzanti racconta e denuncia in questo documentario alla Michael Moore, che non mi pare abbia  perso la sua attualità, le tragiche vicende del terremoto che distrusse L’Aquila nel 2009.

Nel film – altamente drammatico e privo di intenti comici, nonostante qualcuno avesse stigmatizzato all’epoca che si potesse ridere sui morti per quel terremoto – vengono dette cose su cui sarebbe bene riflettere, anche oggi, la prima delle quali è la colpevole sottovalutazione – i precedenti storici del ‘700 e della fine del ‘400 si erano presentati nello stesso modo – delle moltissime avvisaglie che avevano preceduto il  sisma catastrofico.
Sabina Guzzanti documenta, inoltre, il modo con cui l’emergenza seguita al terremoto fosse stata utilizzata per procedere senza quei controlli di legalità che limitassero lo strapotere degli affaristi che volevano impossessarsi della struttura della Protezione Civile per i loro privati interessi: la violazione della legalità, col pretesto dell’urgenza di consegnare gli appartamenti alla popolazione, aveva prodotto la militarizzazione delle tendopoli e la limitazione della libertà di movimento di chi ci viveva, nonché la costruzione speculativa dei brutti prefabbricati periferici, col conseguente abbandono alla rovina e all’incuria di uno dei centri storici più importanti d’Italia.


Una serie di interviste, ottenute fra difficoltà di ogni tipo e tentativi di intimidazione, confermano l’angosciosa impressione che fosse impotente chiunque cercasse di contrastare, anche poco, anche nell’interesse dello stato e delle tasche dei cittadini, lo sperpero di denaro e anche del patrimonio umano che la città conteneva.

I cittadini, ormai sudditi piegati da un povero “lusso” – uguale per tutti – sembravano accontentarsi di qualche regalo ben visibile all'interno dei nuovi appartamenti: un televisore ultrapiatto e bello grande; una bottiglia di spumante, da stappare in un giorno preciso, le cucine pseudo eleganti, fornite anche di paletta della spazzatura e, in bagno, persino lo scopino per il W.C.
Nelle “case” appena consegnate, mancava però qualsiasi spazio per un po’ di libri, o la possibilità di appendere un quadro, un ricordo fotografico, o un’immagine sacra alle pareti, che, essendo di cartongesso, era meglio non mettere alla prova.

Il film non è un capolavoro, ma è coraggioso e merita ancora di essere visto, almeno da chi ha a cuore il rispetto delle persone, che non possono essere prese e spostate contro la loro volontà, separate dalle loro abitazioni (e, in qualche caso, anche dai loro cari), soprattutto quando alcuni piccoli interventi basterebbero a ripristinarle e a metterle in sicurezza.

 

Se, come temo, non sarà più visibile sulle reti pubbliche televisive, è pur sempre disponibile in streaming su APPLE TV



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