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La nostra vita

Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su La nostra vita

di Paul Hackett
6 stelle

Il giovane muratore Claudio tenta di superare la perdita della moglie gettandosi nel lavoro e nella costruzione, tra mille difficoltà, di una palazzina ottenuta (con mezzi non proprio puliti) in subappalto da un imprenditore edile, non rendendosi immediatamente conto che l'elaborazione del suo terribile lutto non può essere il risultato di una spasmodica ricerca di ricchezza materiale ma deve necessariamente passare attraverso l'amorevole abbraccio dei suoi tre bambini e di una affettuosa famiglia allargata. Daniele Luchetti dirige un tentativo interessante ma alquanto irrisolto di saga proletaria alla Ken Loach, che parte da un incipit spaventosamente tragico e doloroso (la morte prematura per parto di una giovane donna) per poi mescolare immediatamente le carte e conferire al suo film elementi di commedia agrodolce (tutto sommato si sorride spesso), di satira sociale (l'impietoso confronto tra italiani che pensano solo ai soldi e immigrati che non hanno ancora perso il gusto dei sentimenti e del fermarsi a riflettere) e persino di thriller (la scoperta del cadavere nel cantiere e il conseguente ricatto al datore di lavoro). Il risultato è uno strano ed ambizioso ibrido che mette davvero troppa carne al fuoco e che sovente disorienta, non essendo esattamente chiaro dove voglia andare a parare. Il vero valore aggiunto, quindi, di "La nostra vita" diventa l'eccellente cast, con in bella evidenza un notevole Elio Germano che, pur autoplagiandosi alquanto (il suo Claudio è diretto discendente dell'Accio da lui interpretato nel ben più denso "Mio fratello è figlio unico"), raggiunge nella sua caratterizzazione livelli di intensità a volte davvero parossistici (la devastante scena della canzone urlata tra le lacrime durante il funerale della giovane moglie). Molto bravi anche una bellissima e solare Isabella Ragonese, per ovvi motivi in scena solo per pochi minuti, ma la cui muta assenza si riverbera per tutto il film nello struggimento della sua perdita, un bizzarro Luca Zingaretti in versione capellona e tamarra (poteva essere sfruttato meglio) e una convincente Stefania Montorsi, amorevole sorella chioccia che saprà tenere insieme una famiglia lacerata dal lutto e dai problemi economici. Cinque stelle al cast, solo tre al film nel suo insieme.

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