Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film
Evviva,ritorna il mondo del lavoro operaio sui nostri schermi:cazzuole,calcina,stipendi che non arrivano e altro nel nuovo film di Daniele Luchetti,un dramma social-intimista che colpisce,ed a tratti lascia quasi attoniti per quanto renda verosimilmente coscienze mai del tutto pulite,o mai del tutto corrotte,anche se illustra con abilità la mentalità che ha intriso questo Paese,così concessivo a se stesso pur di sopravvivere. Da un trauma come quello della scomparsa dell'amata giovane moglie,che muore partorendo il terzo figlio,all'arroganza di un ricatto ai danni del principale per il protagonista Elio Germano il passo è brevissimo:e se la scena del funerale è lancinante in quel cantare "Anima fragile" a squarciagola con le lacrime che inondano gli occhi ma non ce la fanno ad uscire, la sceneggiatura tiene a bada la retorica mostrando compromessi,rapporti trasversali,e un modo infine di tirare a campare e andare avanti in un'Italia mica troppo bella da vedere e da vivere,in cui i beni materiali,alla maniera occidentale, possono teoricamente compensare i vuoti personali e sentimentali. Un cast composto con bravura e diretto con ancora maggior talento trova in un Elio Germano di un'intensità da "Actor's Studio" un tramite straordinario,giustamente premiato all'ultimo festival di Cannes.Individuo poco incline a lasciarsi andare ai sentimenti,il protagonista vive tutto cercando di tenere a galla la propria vita e quella dei tre bambini che deve accudire,all'accusa del ragazzo che ha praticamente adottato di avergli nascosto una verità terribile non sa rispondere,e andare al di là dei propri occhi,di nuovo,bagnati di lacrime che non scenderanno:ma l'immagine conclusiva del bel film del regista de"Il portaborse",di un padre che nonostante tutto,stringe a sè i suoi bambini,unica cosa che gli permette di guardare avanti, non può non riscuotere tenerezza.
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