Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film
Elio Germano ad appena trent’anni ha già una solida filmografia cominciata nel 1993 con l’ultima commedia della coppia Castellano & Pipolo CI HAI ROTTO PAPA’. Poi è passato indenne sotto le grinfie dei Vanzina in IL CIELO IN UNA STANZA, nei televisivi UN MEDICO IN FAMIGLIA e nella serie bolognese VIA ZANARDI 33 in cui dominava la scena brillantemente. Sembrava destinato a fare il caratterista (CONCORRENZA SLEALE, RESPIRO) e continua a farlo benissimo come nei recenti TUTTA LA VITA DAVANTI e COME DIO COMANDA. Ma Tavarelli e Virzì lo hanno investito del ruolo di protagonista nei sfortunati LIBERI e N – IO E NAPOLEONE. Straordinario nel corto sulle morti bianche TREVIRGOLAOTTANTASETTE di Valerio Mastandrea, fino a IL PASSATO E’ UNA TERRA STRANIERA di Vicari e MIO FRATELLO E’ FIGLIO UNICO di Luchetti. Proprio con il regista de IL PORTABORSE ha girato LA NOSTRA VITA vincendo la Palma d’oro a Cannes come miglior attore. Claudio è un operaio edile felicemente sposato con Elena (Isabella Ragonese sempre in gran forma) in attesa del terzo figlio. Quando arriva Vasco, lei muore. L’inaspettata vedovanza con tre figli da mantenere spinge Claudio a tentare il salto di qualità. Dal suo capo ottiene a fatica in subappalto una palazzina da costruire e diventa imprenditore. Egli fedele al suo motto “tutto s’aggiusta” chiede un prestito al vicino di casa e amico Ari, uno spacciatore in sedia a rotelle, spende e spande per i figli riempiendoli di oggetti. I fornitori, gli operai e i creditori di Ari vanno pagati, i tempi di consegna stringono e Claudio con l’acqua alla gola rischia il collasso finanziario e psichico. Il fratello vigile urbano Piero e la sorella li danno respiro e tutto s’aggiusta sul serio. Questa è la trama semplificata de LA NOSTRA VITA, un ibrido tra commedia e dramma sociale. Un trailer ingannevole lo presenta come un melodramma patetico ma per fortuna non è così. Luchetti con uno stile alla Dardenne sta addosso alla storia e al suo protagonista toccando varie tematiche molto attuali quali il lavoro nero, l’immigrazione, il mattone facile e numerose altre. La coppia di protagonisti sono figli del consumismo, si muovono tra centri commerciali, internet e Ps3. Claudio è amorale, simpatico e un po’ cialtrone, un bravo ragazzo alla fin fine convinto di aggiustare tutto e tutti con i soldi, come gli rimprovera il giovane rumeno Andrei. Ma lui e il capomastro Porcari hanno un segreto in comune che il giovane protagonista confesserà con facilità e incoscienza. Questo è uno dei passaggi migliori del film perché descrive meglio di un trattato sociologico la situazione politica e sociale del nostro paese, in cui ci scivola e facciamo scivolare qualsiasi cosa. Lo squarcio d’Italia che si vede sullo sfondo è una periferia di palazzi in costruzione, una serie di cantieri vuoti da riempire, un trionfo dell’illegalità e lo spacciatore trucido ma buono di Luca Zingaretti è la sintesi del crimine legalizzato, integrato che non scandalizza più nessuno. I pregiudizi, le battute della sorella Liliana (una ritrovata e finalmente in parte Stefania Montorsi) e la sfuriata di Claudio nel cantiere sono l’anima qualunquistica e in parte razzista dell’italiano medio. Se fosse stato girato dai grandi vecchi della commedia all’italiana sarebbero stati più espliciti, cattivi e meno consolatori. Ma va bene anche così. Cast ben assortito e inedito in cui Germano è bravo soprattutto nelle sfumature, un plauso speciale merita un sorprendente Raul Bova nei panni di Piero. Funzionale l’utilizzo della canzone di Vasco Rossi ANIMA FRAGILE, liberatoria e commovente senza enfasi nella scena del funerale.
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