Espandi menu
cerca
The Housemaid

Regia di Im Sang-soo vedi scheda film

Recensioni

L'autore

laulilla

laulilla

Iscritto dal 21 febbraio 2015 Vai al suo profilo
  • Seguaci 100
  • Post 15
  • Recensioni 718
  • Playlist 4
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Housemaid

di laulilla
6 stelle

Remake del film dallo stesso titolo di Kim Ki-young (1960), padre del cinema coreano. Presentato a Cannes nel 2010 e al festival del cinema noir di Courmayeur di quello stesso anno.

 Il regista ha dichiarato di aver voluto  riscrivere completamente la sceneggiatura di quell’antico e bellissimo film non solo per attualizzarne il contenuto, ma soprattutto per modificarne profondamente il significato, incentrando l’interesse sul rapporto di dominio che si instaura  fra ricchi e poveri, anziché sull’ inquietante presenza femminile giunta di fuori a insidiare la tranquillità della famiglia, così com’era nella versione del 1960.

 

All’inizio il film ci presenta l’aspetto convulso di una Corea in cui le antiche città hanno lasciato il posto a enormi conglomerati urbani molto simili a quelli occidentali, con i fast - food, le luci notturne e le tragedie individuali vissute in tremenda solitudine.

 

In questa realtà si colloca la vicenda della giovanissima Euny (Jeon Do-Yeon), assunta, dopo attenta valutazione, da una ricchissima famiglia, perché si occupi di Nami (Ahn Seo-hyun), la prima figlia dei coniugi Hoon (Lee Jung-Jae) ed Hera (Seo Woo), bellissima e in attesa dei due gemelli che partorirà di lì a poco.

Presto, in un crescendo di tensione, il film assume il carattere di un noir psicologico ad alto contenuto erotico: Hoon si infila, senza perdere troppo tempo, infatti, nel letto di Euny, e quasi subito la rende incinta.

La gelosia di Hera non si fa attendere: la donna teme che venga insidiata dalla nuova arrivata la posizione sociale di rilievo che credeva ormai acquisita e inattaccabile, grazie al matrimonio, ai figli già fatti e a quelli che ha in mente di fare in futuro, vero strumento del suo potere.

Hera non accetta il tradimento. A differenza di quelle donne coreane consapevoli che sposando un uomo ricco, il tradimento è parte del pacchetto – come le aveva brutalmente ricordato la madre, sottolineando la tacita compravendita alla base dell’unione matrimoniale – Hera non intendeva permettere che il suo futuro fosse ipotecato dalla presenza di Euny, né che i suoi figli  – gli unici con diritto di eredità – condividessero alcunché con altri figli di Euny e del marito.

 

 

 

 

 

Non si sarebbe ripetuto ciò che era avvenuto in passato, forse in quella stessa casa, quando ai figli “illegittimi” in qualche modo il padrone provvedeva: ora i tempi erano cambiati e i nuovi ricchi pretendevano un potere indiscutibile e totale. Su consiglio della perfida madre, perciò, Hera avrebbe messo in atto una crudele strategia per liberarsi della serva e del bambino. 


Nella moderna Corea del capitalismo, dei consumi affluenti e dell’ostentazione pacchiana della ricchezza, dunque, non solo era rimasta la vecchia mentalità castale, ma si era fatta più feroce per la potenza priva di scrupoli e di compassione di uomini come Hoon, a cui erano concessi lussi e raffinatezze di ogni tipo – dai costosissimi vini occidentali, alla villa piena di oggetti di design, allo sfizio di eseguire al pianoforte le belle sonate beethoveniane –  ovvero di esercitare il pieno diritto al possesso delle cose e delle persone per incrementare il proprio personale piacere.

In questo quadro, Euny è figura ambiguamente complessa e contraddittoria: è sinceramente tenera, affezionata alla piccola Nami, che quasi subito l’accetta volentieri; è devota anche a Hera, ma non si oppone alla violenza padronale, anzi pare gradirla e sollecitarla, forse con l’intento segreto di affiancare Hera nel cuore di Hoon, se non di soppiantarla: a questo pare alludere la scena del bagno nella vasca di lei, che sta partorendo lontano da casa.

Sarà Hoon a rimettere le cose “al loro posto”, tornando a parlarle con il lei e ristabilendo in questo modo ruoli e gerarchiche distanze.

 

In questo film, a sua volta non privo di ambigui – per non dire compiaciuti – formalismi (inverati nella bellezza gelida e un po’kitsch degli ambienti della casa e nei personaggi levigati e sordidi), la cosa più bella è il finale sorprendente e spiazzante, infuocato e gelido: bellissima scena ossimorica che difficilmente si dimentica.

-----------------

 

Film ricuperabile in streaming.

Recensione pubblicata nel giugno 2011 su Mymovies, rivista e aggiornata per questo sito.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati