Regia di Xavier Beauvois vedi scheda film
La ricostruzione della triste vicenda che vide il martirio di una comunità di monaci in Algeria nel 1996, ad opera di terroristi islamici.
Ricordo bene il triste caso dei monaci algerini trucidati dai terroristi islamici, ma dei particolari non so praticamente nulla. Quindi, guardando questo film, una delle domande che mi sono posto è stata che cosa di esso sia finzione - nel senso di "immaginazione" perché i realizzatori forse non sapevano tutto - e che cosa sia invece riprodotto in base a testimonianze e ricordi di chi vide e sopravvisse.
In ogni caso, è una pellicola ben girata, con solo alcuni momenti leggermente stiracchiati qua e là. Accanto a questi, però, ve ne sono altri di molto intensi, tesi o emozionanti, come gli incontri con i terroristi e l'esercito. Il regista costruisce la tensione con i personaggi (ben interpretati) e la situazione che si crea, e non con gli espedienti da quattro soldi del cinema d'azione americano di serie B. E poi è uno di quei film di cui conosciamo il finale sin dall'inizio, ma è comunque interessante vedere come ci si arriva.
Si può ravvisare un livello superiore di impostazione del regista, legittimo ma personale, cioè l'inquadrare l'intera vicenda come un assurda contrapposizione tra due religioni a suo avviso sorelle (cristianesimo e islam), ad opera di gruppuscoli di fanatici senza pietà. A questo proposito mi piacerebbe sapere se la lettura del Corano da parte del priore e la lettera di addio dello stesso siano ricostruzione di realtà, reperto, o immaginazione. Se io ritengo che siano religioni molto diverse tra le quali si possono tracciare pochissimi paralleli, mi è comunque piaciuta l'attività di aiuto e di cura della popolazione locale musulmana da parte dei monaci, cosa che peraltro i missionari in paesi islamici praticano sempre. Un altro fronte, invece, si apre sulla questione del curare i terroristi feriti: è giusto salvare la vita di assassini, senza che si pentano, i quali la useranno poi per commettere altre atrocità? Lo stesso priore accetta il ferito, ma rifiuta di dare altri aiuti, come in bilico su una questione difficile.
Se poi mi trovo d'accordo con la dolorosa scelta di non abbandonare il convento, è molto più problematico il rifiuto da parte dei monaci della protezione del governo, della quale è arduo capire le vere motivazioni: volontà di evitare uno scandalo internazionale (come poi fu) o anche desiderio di proteggere quei poveri uomini con una buona reputazione? Ma tant'è che la protezione viene rifiutata, e la condanna a morte è con ciò praticamente firmata. Va anche detto che il regista svuota il concetto cristiano di martirio, a favore di un più laico assassinio di uomini buoni e innocenti.
Tecnicamente il film procede con un ritmo tranquillo e gode di una bella fotografia colorata e luminosa, che inquadra in campo lungo diversi panorami del nord algerino; l'aria è tersa e i colori vengono giustamente lasciati vividi.
Tra gli interpreti segnalo solo il veterano e sempre incisivo Michael Lonsdale, l'attor franco-inglese già scritturato da registi come Luis Bunuel e Fred Zinneman. E' uno di quegli attori che bucano lo schermo con la loro sola presenza.
Emozionante, nel finale, la salita sul monte innevato verso il luogo dell'esecuzione. Non perfetto, ma sicuramente da vedere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta