Regia di Xavier Beauvois vedi scheda film
Nonostante qualche difetto di ritmo (le scene si giustappongono un po’ meccanicamente) e un certo didascalismo a tratti fastidioso, è un film meritevole, visivamente suggestivo, che spesso sollecita riflessioni non peregrine (colpisce un profondo pensiero attribuito a Pascal, riemerso alla memoria grazie alla citazione, sulla particolare crudeltà delle guerre di religione, e più in generale, aggiungo io, su valore e disvalore , secondo che si abiti "sull’una o sull’altra riva del fiume" – di tragica attualità) e raggiunge vertici di emozione nel testamento del priore, quando le parole, trasfigurate in immagini interiori, dominano tutto il campo visivo. La “scena del brindisi”, prima del tragico finale, è veramente una pagina di grande cinema: i frati assaporano il vino, e nel prolungato e silenzioso assaggio, ognuno ripensa alla sua vita: dubbi, paure, desidéri, speranze attraversano i loro volti con tale intensità, e gli attori sono così bravi e veri nel rendere questa drammatica scansione, che noi vediamo i loro visi fermarsi nella tela del più abile dei ritrattisti. Come l’austero “Die große Stille” di Philip Gröning, e come il più domestico “Un piccolo monastero in Toscana” di Otar Joseliani, questo è un film che anche i non credenti sanno apprezzare.
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