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Outrage

Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film

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La recensione su Outrage

di supadany
8 stelle

Gronda sangue il ritorno di Takeshi “Beat” Kitano allo yakuza movies, come se l’autore giapponese dovesse recuperare il tempo “perso” negli anni precedenti durante i quali ha scelto di percorrere strade autoriali diverse.

Non siamo in ogni caso dalle parti dei suoi migliori film, ma “Outrage” rimane un prodotto che viaggia spedito senza far prigionieri, con una progressione inesorabile che nel gioco delle parti, in perenne fibrillazione, travolge tutti o quasi.

I clan Murase e Ikemoto sono in piena faida per la conquista degli affari sporchi che fruttano sempre più capitali.

Otomo (Takeshi Kitano), con i suoi uomini, esegue il lavoro sporco per Ikemoto, puntando prima ad eliminare il suo avversario e poi a scalare le posizioni di importanza in prima persona.

Ma il doppio gioco è pratica ricorrente a tutti i livelli, così anche chi si trova al di sopra di tutto, il Presidente, muove le pedine mettendo tutti contro tutti.

Alla resa dei conti in pochissimi ne usciranno vivi (e rafforzati).

Kitano torna dopo una decina d’anni a percorrere le strade che lo hanno reso celebre, anche se l’originalità non è più quella di un tempo.

Poco male, un po’ anche perché il tempo passa per tutti, ma soprattutto perché il film è ricco di tutti quegli elementi che una storia annegata negli ambienti criminali più sfrontati e violenti deve (può) avere.

Imbrogli, scalate al potere (presute e reali), avidità (si cerca sempre il piatto più ricco), doppio giochismo e soprattutto una violenza brutale diventano rapidamente protagonisti assoluti in una progressione senza pause di sorta e continui ribaltoni a rifocillare il tavolo.

E la mano è pesante (anche se in alcune occasioni si entra facilmente nel grottesco e quindi la percezione dei fatti muta), nel senso che la brutalità prende sempre più campo con una serie di uccisioni, o “semplici” mutilazioni di rappresaglia, che trovano diverse soluzioni tradizionali, ma anche una manciata di proposizioni che lasciano di sasso (tra queste l’impiccagione in automobile, la vendetta dal dentista e l’aggressione sopra le righe alla tavola calda con ignari clienti chiamati a far da sfondo).

E il lungo finale segna un’ulteriore escalation con pochissimi vincitori (anche insospettabili per certi versi) e tantissimi vinti per un film lontano da un’ispirazione geniale, ma comunque tremendamente vivace e spregiudicato che non si ferma davanti a niente e che si lascia alle spalle tutto un universo che rade al suolo pronti per un nuovo giro di ruota.

Senza pietà. 

Su Takeshi Kitano

Regia lontana dal genio che lo ha contraddistinto negli anni novanta, ma estremamente pugnace ed in grado di far volar comunque (abbastanza) in alto la sua nuova incursione nell'universo yakuza.
Tutto più semplice, ma senza tregua.

Su Takeshi Kitano

Si ritaglia un ruolo quadrato.
Anche in questo frangente non si avvicina ai picchi di un tempo, ma è comunque un piacere ritrovarlo in un contesto del genere.
Mito (anche se leggermente appannato).

Su Jun Kunimura

Volto adeguato e prova di sostanza.
Quasi discreto.

Su Ryo Kase

Glaciale.

Su Renji Ishibashi

Nei panni del capoclan Murase non se la passa molto bene.
Discreto.

Su Kippei Shiina

Violento e spietato.
All'altezza della situazione,

Su Takashi Tsukamoto

Sufficiente.

Su Tetta Sugimoto

Un pò rigido.
Sufficiente.

Su Fumiyo Kohinata

Nei panni dell'ispettore di polizia corrotto.
Sarcastico e valido.

Su Tomokazu Miura

Solido, ma non molto appariscente, è comunque protagonista di un colpo di scena.

Su Sôichirô Kitamura

Nei panni del Presidente, in apparenza emana calma, ma in fondo è spietato come, se non di più, di tanti altri.
Efficace.

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