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Blue Valentine

Regia di Derek Cianfrance vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Blue Valentine

di laulilla
9 stelle

Film del 2010, distribuito nel nostro paese con l’ incomprensibile ritardo che ha costretto molti di noi a vederlo per la prima volta, nel 2013, in streaming, sulla piattaforma allora a pagamento di Mymovies, prima che arrivasse alle sale.

 

Cindy (Michelle Williams) è una donna graziosa, sempre affannata a conciliare i propri impegni di lavoro col suo ruolo materno e vita domestica, come quasi tutte le donne oggi; Dean (Ryan Gosling) è il suo innamorato marito,  tutto dedito alla cura di Frankie, la figlioletta di lei che accudisce con particolare attenzione, assecondandone i capricci e coccolandola, accaparrandosene perciò l’affetto molto speciale. 

Il matrimonio fra Cindy e Dean era stata la quasi logica conclusione della loro storia, nata dalla reciproca  attrazione e dal profondo affiatamento sensuale, anche se, in realtà, era  stato affrettato dalla gravidanza di Cindy, che aveva impedito a lei, brillante e promettente studentessa di medicina, di continuare gli studi, obbligandola a impiegarsi in ospedale come infermiera. 

Dean, ancora molto giovane, senza reali progetti, con un vago desiderio di sfondare nel campo della pittura, o della musica, o come disegnatore di fumetti, era  un ragazzo gentile, ma anche un velleitario sognatore, incapace di porsi seriamente il problema di come guadagnarsi da vivere. Non mancandogli la buona volontà - ma avendo poco coltivato le proprie attitudini - si era adattato alle occupazioni occasionali  diventando una specie di bricoleur tutto fare, perennemente precario, ma sempre disponibile a seguire la piccola Frankie.

Il peso complessivo del menage però gravava sulle spalle di Cindy, che avvertiva anche la frustrazione e il disagio di vivere in questa condizione: l’atmosfera della vita domestica, sempre più tesa, preludeva alla crisi del matrimonio, mai apertamente affrontata per non turbare la piccola, ma sicuramente destinata a deflagrare.

 

A grandi linee, dunque, il film racconta la fine di un grande amore perché i sogni e la passione che lo avevano alimentato qualche anno prima non reggevano di fronte alla realtà imprevista della vita quotidiana, ai pesanti sacrifici delle proprie aspirazioni, alle esigenze dell’educazione della bambina. Allo scontento di lei, sempre più irritabile e dura, faceva riscontro la dolcezza indifesa di lui, generoso, ma immaturo, che ora spesso nell’alcool annullava il dolore, irritando ulteriormente Cindy,

In un crescendo di tensioni e di incomprensioni, egli infine aveva cercato rimedio, non tanto affrontando con lei direttamente il problema, quanto illudendosi di riuscire a ricreare la magia del passato, nella condizione di irrealtà offerta per breve tempo da una stanza di motel che, pur chiamandosi Future, non apriva orizzonti più sereni per il tempo che che sarebbe arrivato. 

Lontani dalla bimba, affidata al nonno, dal lavoro di lei nei giorni del week-end, dalle preoccupazioni quotidiane, i due non ce l’avrebbero fatta a ritrovare quella smemoratezza e quell’abbandono che in passato li aveva legati, perché era ormai troppo ingombrante, sulla loro strada, il cumulo dei rancori, del non detto, delle rinunce:  le parole fra loro sembravano dirette soprattutto a ferirsi, mentre una sorta di cattiveria puntuta animava il comportamento di lei, trasformando le speranze e le attese di entrambi, in un gioco al massacro da cui la coppia sarebbe uscita distrutta.

 

 

 

Quello che colpisce del film è che questa vicenda, così simile a quella di migliaia di altre coppie nel mondo occidentale da sembrare banale, riesca a coinvolgere la partecipe attenzione degli spettatori, ciò che è dovuto sia all’ analisi attenta e profonda delle dinamiche della vita di coppia, sia al modo originale del racconto, nel quale il regista incrocia i piani temporali con un complesso gioco di rimandi fra passato e presente: lunghi flashback  evocano, su pellicola di 16 mm, le appassionate memorie di un amore così profondo che non vuole morire, e  si avvicendano con le riprese digitali dei piano-sequenza cupi e claustrofobici che ben rendono le aporie del presente,  lasciando l’impressione complessiva di un frammentato e quanto mai funzionale collage.

 

Il risultato è un film davvero bellissimo, che riesce a farci sentire vicino ai due ragazzi, entrambi ancora innamorati, nonostante tutto, ma certamente impotenti ad arginare la piena rovinosa e incontenibile conseguente a un legame matrimoniale che avrebbe dovuto rimanere fuori dai loro orizzonti, almeno per un po’. La gravidanza, alla quale Cindy dapprima avrebbe voluto  rinunciare (alcune scene, a questo proposito, sono di eccezionale e drammatica bellezza, perché trasmettono le umanissime titubanze e incertezze di lei, la sua paura, il suo turbamento), è all’origine della situazione senza sbocco che, inevitabilmente e con molto e condiviso dolore, li avrebbe portati ad allontanarsi.

 

 

 

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