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Blue Valentine

Regia di Derek Cianfrance vedi scheda film

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La recensione su Blue Valentine

di maurizio73
8 stelle

Dean è un giovane ragazzo sradicato che ha trovato lavoro in una ditta di traslochi; Cindy è una bella ragazza che studia medicina e soffre per la separazione dei genitori. Si conoscono quasi per caso, si innamorano quasi subito e lui accetta perfino di sposarla sapendo che la bimba che porta in grembo non è la sua. Anni dopo il loro matrimonio è ormai naufragato nella routine e nel disamore di lei. La separazione, per quanto dolorosa, è ormai inevitabile.

 

 

Una freccia di cupido scagliata nel cuore dolente dell'America; è questo il senso del primo vero lungometraggio del giovane Cinafrance (il primo non è stato proprio distribuito) e segna l'incursione nei territori misconosciuti di un dramma sentimentale intimista e minimalista insieme che sembra guardare tanto al lirismo appassionato di Terence Malick quanto a quel microcosmo umano contrassegnato dagli inevitabili fallimenti con cui si può declinare la parola 'amore' secondo le mutevoli accezioni care a Raymond Carver ('Di cosa parliamo quando parliamo d'amore').

 

Raymond Carver: 'Di cosa parliamo quando parliamo d'amore' (1981)

 

Le pagine di questo percorso umano e sentimentale fatto di gente semplice che cerca di trovare la giusta misura con cui guardare alla vita (un lavoro precario, una indecisione sentimentale, una gravidanza non voluta, un aborto 'abortito', un matrimonio che non dà garanzie per il futuro) sembrano snodarsi tra un prima fatto di scelte sofferte e un dopo di decisioni obbligate, nello straniante parallelo tra un presente improbabile e un passato plausibile e dove si stenta a riconoscere agli stessi personaggi le stesse motivazioni e lo stesso trasporto che ne ha fatto incrociare i percorsi individuali alla ricerca di quella realtà mutevole e infingarda con cui hanno barattato la loro libertà per l'incerto ideale di una improbabile unità familiare. Le persone cambiano e con loro i sentimenti; questo sembra volerci dire Cianfrance rivelando il magistero di una sorprendente saggezza che sembra volere fare un torto alla sua giovane età, laddove un linguaggio che alterna uno sguardo di dolente prossimità ai suoi giovani protagonisti e la sommessa colonna sonora di un San Valentino di strazianti separazioni (almento tanto quanto erano stati sofferti i dolci sussurri dei primi momenti) ci parla con i codici imperscrutabili di una verità dei sentimenti che riesce a trovare nel mistero dell'esistenza individuale la sua vera ragione d'essere ('You and me' della soul band 'Penny and the quarters' ripesca un repertorio blues che suona come il triste paradigma di una fragilità del rapporto a due che non regge alla prova del tempo).

Un'America profonda e vera, quale realistica cornice entro cui tratteggiare i sofferti contorni ed il senso di quel difficile mestiere che è la vita, fatta di ragazzi che non hanno finito la scuola e di ragazze madri che hanno sacrificato le proprie ambizioni per una imperdonbabile leggerezza, di nonni ormai abbandonati a morire negli ospizi e di bambini destinati a crescere senza un padre, di una storia d'amore condannata a spegnersi lentamente come il fuoco della passione da cui era nata.

 

 

 

 

Un Ryan Gosling invecchiato e spelacchiato che richiama anche fisiognomicamente l'alter ego del Derek Cianfrance che lo dirige e una straordinaria Michelle Williams quale nuova crocerossina d'America, bionda e graziosa, destinata al camice da (para)medico già indossato nel 'Mammoth' di Lucas Moodysson sono gli indovinati protagonisti di questa epica minimalista dei sentimenti presentata al Sundance di Redford e che ha valso a quest'ultima la nomination come migliore attrice in un film drammatico agli Oscar ed ai Golden Globe 2011.

 

 

 

 

 

 

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