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Blue Valentine

Regia di Derek Cianfrance vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Blue Valentine

di Spaggy
8 stelle

Amore che vieni e amore che vai, amore che incroci e amore che abbandoni, amore che costruisci e amore che distruggi, amore che sogni e amore che rifuggi, amore sperato e amore disperato… Amore che subdolamente si insinua nella coscienza e amore che rischiara la mente, amore che unisce e amore che divide… Amore che esplode ed inonda e amore che si stabilizza differenziandosi e sprofonda… Amore che al sorriso e al sesso dei primi giorni cede il posto alle difficoltà quotidiane e al sesso “eccezionale” e programmato… Amore che fa desiderare un bacio e un incontro e amore che fa lacrimare le pagine dei ricordi… Amore che parla e amore che rimane in silenzio… Amore prezioso come un cristallo e amore che si rompe in pezzi di cristallo i cui cocci uccidono… Amore che salva e amore che rovina… Amore che vola oltre la montagna e amore che annega nel dirupo… Amore che tradisce per vivere e amore che vive per tradire le aspettative… Amore speciale e amore normale… Amore che nasce e amore che muore… Amore unico e amore doppio… Amore condiviso e amore solo… Amarsi e volersi bene…

 

Cindy e Dean, anime unite e sole, marito e moglie di una coppia moderna in bilico tra unione e profondi egoismi, una donna troppo adulta per la sua età e un uomo troppo adolescente. Entrambi rinunciatari di un sogno che non si avvera, coppia disomogenea di caratteri agli antipodi, in cui il più forte finirà per fare a brandelli l’anima del più debole. Un nucleo familiare normale, lui imbianchino e lei assistente presso uno studio medico… lui troppo preso dall’amore per la loro unica figlia e lei troppo presa dal suo essere coerente e fedele a quanto si è ripromessa da giovane: “Non sarò come i miei genitori”, se non esiste dialogo, se l’amore è andato, è inutile illudersi e fingere parvenze.

 

Cindy si crede ormai invisibile agli occhi di Dean, non è più la sua donna, si crede più una seconda mamma che gli prepara colazione e gli impartisce l’ordine del giorno. Cindy ha sulle sue spalle la responsabilità dell’economia della casa, sia domestica sia lavorativa: è il suo impiego presso l’ambulatorio locale che permette di tirare avanti la baracca. Quella di Dean è un’occupazione che gli permette di essere “ubriaco” sin dalle otto del mattino, Dean ha rinunciato alle sue aspirazioni di artista, ha affossato il suo talento e le sue ambizioni, non è più il ventenne che Cindy aveva incontrato casualmente. Dean ha perso la sua voglia di giocare e di parlare, ha perso il suo istinto da sognatore. Ma nonostante ciò i due vivono insieme, condividono le recite della figlia a scuola e tirano avanti, passano oltre. Hanno rinunciato quasi al sesso tranne nelle rare occasioni in cui l’uomo prenota una camera in un motel di periferia per evadere dalla solita routine: i due vivono solo in quell’occasione la loro intimità, dimenticando i momenti in cui bastava uno sguardo per accendere la passione. Nulla è più spontaneo, ogni gesto di affetto diventa forzato e aiutato da fattori esterni, come l’alcol o il cd contenente la loro canzone d’amore. È solo un’illusione forzata. La coppia ha frenato la propria corsa ma non c’è tempo per rifletterci, non c’è tempo per pensarci.

 

E poi all’improvviso ogni equilibrio si rompe, proprio sulla via per raggiungere il motel. Al supermercato di una stazione di servizio, Cindy incontra un’ombra del suo passato. “Gli sei stata almeno fedele?”. E come per un vaso di Pandora scoperto i mali della coppia emergono: perché Dean è così infastidito da quell’incontro? Perché Cindy e Dean litigano furiosamente per quell’incontro casuale? Perché ogni parola che la donna pronuncia sembra essere fraintesa? Cosa si nasconde dietro a quella notte nel motel che segnerà le esistenze dei due?

 

Una storia come tantissime altre, un dramma d’amore che sprofonda e avvolge come una spirale, si potrebbe dire. Tutto già visto, si. Eppure il film si solleva dalla media per almeno un paio di motivi.

 

Innanzitutto la scelta della sceneggiatura di procedere su due piani paralleli. Dopo l’incontro al supermercato tra Cindy e il suo primo fidanzato, comincia una serie di scene alternate giocate su due differenti piani: presente e passato, il primo girato in digitale e il secondo in 16 mm. È come se si assistesse a due film differenti senza mai confondersi, le soluzioni registiche adottate procedono per somiglianza o per attinenza. Derek Cianfrance, al suo esordio sul grande schermo dopo vari anni dedicati alla produzione di cortometraggi e opere per la televisione, sceglie di  costruire le psicologie dei protagonisti attraverso una visione asettica delle loro vite, non è mai presente un punto di vista moraleggiante che parteggia per uno dei due a discapito dell’altro. Si finisce con l’essere tutti osservatori partecipanti, ci si ricorda dell’immersione nella storia ma non si può prendere una posizione di condanna netta, non si può stabilire chi è la vittima e il carnefice, si può solo amaramente constatare che non tutto è come sembra. Il passato ci riporta a dieci anni prima, ci mostra le strade che hanno percorso i due giovani prima di incontrarsi: Cindy, giovane studentessa universitaria, che inganna il tempo tra una lezione e l’altra intrattenendo una relazione più fisica che spirituale con un giovane atleta, Bobby (l’ombra del passato che ritorna), e che sogna di divenire medico, immersa nel suo macabro umorismo e senso della realtà; Dean, giovane senza arte né parte, scappato dalla scuola e rifugiatosi nel mondo del lavoro temporaneo, lavora presso una ditta che si occupa di traslochi e sogna la donna della sua vita, colei che è capace di fargli palpitare cuore e anima, più sognatore e legato agli affetti rispetto alla ragazza, spontaneo in ogni gesto e forse disilluso da un mondo che già a dieci lo aveva costretto a vivere senza la madre, andata via di casa. I due si incontrano casualmente e a poco a poco complice la spontaneità del giovane i due si innamorano. La ragazza resta incinta e decide di abortire, il figlio che ha in grembo è di Bobby. Ma qualcosa le impedirà di portare a termine il suo gesto e con un profondo atto d’amore Dean decide di sposarla e di divenire a tutti gli effetti il padre della creatura, nella buona e nella cattiva sorte.

 

È chiaro che, svelando a poco a poco il passato, gli elementi forniti sulla psicologia della coppia del presente cambiano prospettiva e visione. Tutto ciò che appariva scontato prende nuove direzioni e sul finale si potrà decidere chi dei due non è stato capace di rispettare la promessa matrimoniale (“Questa è la mia cattiva sorte… e ci eravamo ripromessi di starci accanto anche in questa ipotesi”).

 

Essendo quasi teatrale e retto da pochissimi attori in scena, il film gioca molto sulla bravura degli attori. L’interpretazione di Michelle Williams è superlativa, tanto da esserle valsa una nomination come miglior attrice protagonista agli Oscar 2011: per la prima volta mostra quello che sa fare, si ritrova impegnata in un ruolo che richiede naturalezza e spontaneità, senza forzature e sovrastrutture. Le si richiede di non cadere nel patetico, il rischio è sempre dietro l’angolo, e ci riesce costruendo un personaggio dalle mille sfaccettature, che vive di espressioni e sguardi, di gioco delle mani e di portamento. Due differenti interpretazioni  per lo stesso ruolo: la Cindy ventenne è diversa dalla Cindy trentenne, il cambiamento della sua visione del mondo, la sua disillusione, sono palesi a partire dalla postura dell’attrice. Se da un lato assistiamo alla caparbietà a testa alta tipica di chi non ha nulla da perdere e tutto da conquistare, dall’altro ci ritroviamo di fronte l’ostinazione di una donna decisa a riprendersi la sua vita dopo aver perso tutto, compresa se stessa. Ha peccato di egoismo, questa la sua unica colpa. Il suo amore è diventato ormai un voler bene simbolico a cui si può rinunciare. Si prova a ricostruire i pezzi, a ricercarli ma non si trovano (come nella simbolica scena della ricerca della vera nuziale che Dean dopo l’ultimo violento litigio ha scaraventato nell’erba). La Cindy di oggi ama il Dean di ieri, non può accettare il cambiamento. Sembra quasi che abbia una tendenza a ferire sempre coloro che la amano: ieri Bobby, oggi Dean. Letteralmente magistrale nella scena dell’aborto poi rifiutato

 

 

Ryan Gosling invece costruisce un personaggio bifronte. È difficile riconoscere il ragazzo ventenne nell’uomo trentenne. Non è solo una diversità di interpretazione a lasciare colpiti ma anche la trasformazione fisica che imprime a Dean, un abbruttimento fisico che corrisponde ad un sonno del carattere, ad una rassegnazione esistenziale. Dopotutto Dean si è solo addormentato, adagiato, in un sogno trasformatosi in incubo. Ha cresciuto una figlia che non gli apparteneva amandola con tutto se stesso, si vede negare la possibilità di avere un secondo figlio dalla moglie, il primo per lui, e si vede distruggere ancora una volta il suo mondo. Il lungo pianto finale ritorna ad essere il pianto di quel bambino che a dieci anni ha visto distruggersi il suo mondo, si è visto negare l’amore materno. Si era abituato all’amore che aveva intorno e deve necessariamente lasciare che quell’amore prenda una piega diversa, una strada non facile, tanto da rinunciare all’auto per percorrerla e andando via a piedi incontro a fuochi d’artificio beffardi che salutano una nuova vita. Ha peccato di altruismo, questa è la sua unica colpa. Nessuna possibilità di redenzione o di riscatto.

In più l’attore fornisce anche prova delle sue doti di cantante. La sua “You Always Hurt the Ones You Love” (tu ferisci sempre chi ami) è più che un riassunto del dolore dell’intero film, da sentire e risentire.

 

 

Finalmente la “Blue Valentines” di Tom Waits (a cui il titolo del film rimanda) prende forma. Sublime.

 

Lei mi mi manda Valentini tristi 

fin da Filadelfia 

per celebrare l'anniversario 

di quello che ero anni fa 

e sembra come ci fosse 

una taglia sul mio arresto 

che mi osserva dallo specchietto 

retrovisore 

E sono sempre in fuga 

perciò ho cambiato nome 

pensavo che qui non mi avresti mai 

trovato 

 

Per mandarmi Valentini tristi 

come sogni mezzi dimenticati 

come un sassolino nella scarpa 

mentre vado per queste strade 

ed il fantasma del tuo ricordo 

è la spina dentro un bacio 

il ladro che può spezzare il collo 

alle rose 

il tatuaggio di una promessa 

non mantenuta 

che nascondo sotto la manica 

e ti vedo ogni volta che mi volto 

 

Lei mi manda Valentini tristi 

anche se non mi faccio più vedere 

insistono che il nostro amore 

deve essere celebrato 

perché conservo tutta questa pazzia 

nel cassetto del comodino? 

a tormentarmi con il fiato sul collo 

Baby, lo so,

per me è più conveniente vagare ovunque 

vada 

con il cuore cieco e spezzato 

che dorme sotto le pieghe del giubbotto 

 

Lei mi manda Valentini tristi 

per ricordarmi il mio peccato principale 

non potrò mai pulirmi della colpa 

o le macchie di sangue dalle mie mani 

e ci vuole un sacco di whisky 

per cacciare questi incubi 

ogni notte mi ferisco il cuore a pezzi 

e ogni San Valentino muoio un poco di più 

ricordo di averti promesso 

di scrivere 

questi tristi Valentini…

tristi Valentini…

tristi Valentini…”

 

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