Regia di Frank Beyer vedi scheda film
Ottimo questo film, che fu girato nel 1966 ma poté uscire solo nel 1989, per ragioni che è facile indovinare. La narrazione scorre tranquilla ma senza sosta, tenendo sotto controllo un discreto numero di personaggi e di salti temporali. Il tono è quello della vita quotidiana, ma sapientemente controllato dal regista, che infatti non rinuncia alla tensione drammatica e a ritrarre i suoi personaggi dal punto di vista psicologico. La critica al sistema di lavoro socialista nella DDR è in sordina, cioè non didascalica e conclamata, tuttavia non è per questo meno tagliente. L'azione è quasi tutta ambientata in un cantiere dove si costruiscono case, ma i progetti, mandati da chissà quale ufficio della burocrazia statale, sono sbagliati e a volte bisogna buttare giù una costruzione già iniziata; inoltre, a volte mancano le forniture di materiali e i lavoratori se ne devono stare con le mani in mano. Il protagonista (un grande Manfred Krug) è un uomo molto schietto, a volte burbero, dotato di buon senso e di iniziativa. Benché sia sinceramente impegnato a far funzionare il lavoro al cantiere, è avversato dai burocrati di partito, perché per loro una personalità del genere costituisce un problema. A volte si comporta da attacabrighe d'osteria, ma quando serve sa essere buono e sensibile, migliore di molti ipocriti, o di uomini senza spina dorsale. Lo è ad esempio l'ingegnere sposato che mette incinta un'impiegata, e si rivela completamente incapace di far fronte alla situazione. Bello il personaggio di lei, ragazza sensibile e sincera, che purtroppo come altre sventurate si lascia attrarre dai tipi un po' misteriosi, timidi, apatici, egoisti.
Molto bella la fotografia in un luminoso bianco e nero. Sarebbe proprio il caso che ci si decidesse ad importare in Italia questi film, magari solo coi sottotitoli.
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