Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Fra il serio (il conflitto bellico sullo sfondo ed i "conflitti interiori" più o meno latenti) ed il faceto (tutto il resto), Salvatores racconta uno spaccato dell’Italia (o meglio, degli italiani) all’estero.
Ci sono tutti, ma proprio tutti.
Quelli che risultano simpatici anche quando fanno i seri e viceversa; “fini” umoristi (alla Abatantuono per intenderci) e comici malinconici (Bisio sempre e comunque); quelli che gonfiano il petto e vaneggiano ad occhi aperti (con o senza l’ “aiutino” di turno); quelli che si rimboccano le maniche e danno una mano. Quelli buoni solo a sparare ai polli ed agli asini e quelli che cacciano di frodo (ma chi lo conosce un uso migliore delle granate?).
Quelli che se anche sono nemici, sono il meno peggio. Quelli che non c’è bisogno di tirare fuori le armi se li si può vincere prendendoli per la gola… e non solo; quelli che vanno a put*** ed i romantici; i poeti, gli artisti e gli ambiziosi arrivisti; c’è chi sogna di ideali e chi balla sul crinale della sera, mentre un bagno di luce vermiglia inonda le inquadrature. C’è chi gode dei piaceri quotidiani della vita; c’è chi rincorre un pallone e chi corre e basta, in fuga dalle sfighe della guerra o dal vuoto della propria esistenza. C’è la nostalgia (in varie accezioni), la flemma sotto la canicola pomeridiana e l’ansia di servire il paese. C’è il servilismo dettato dai gradi e quello dettato dai sentimenti (e c’è una certa inclinazione alla ruffianeria.Ma non è cosa grave.... bradipo68).
In Mediterraneo ci sono quelli che prendono e vanno per conquistare terre straniere, ma l’unica cosa che riescono a fare è quella di lasciarsi conquistare. Di cedere alle lusinghe della terra incontaminata e della vita contaminata da semplicità, modestia e bellezza.
In Mediterraneo c’è l’illusione di fare la storia e di rifondare un paese al giro di boa e la disillusione delle aspettative tradite. La voglia, ciclica ed inossidabile, di ricominciare, anche quando gli ulivi fanno ombra alle canizie.
Salvatores fotografa l’Italia che colpisce (ma non stupisce) e che piace (soprattutto a chi la guarda da lontano). Non ne facciamo un'icona, ma lasciamo che rimanga come traccia di gran bel cinema fatto in casa. Che si vede raramente (LAMPUR).
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