Regia di Konrad Wolf vedi scheda film
Intenso e poetico film “di guerra”, ambientato però nelle retrovie e ai margini dei combattimenti e dedicato soprattutto all’analisi dei personaggi, della loro interiorità e dei loro conflitti di coscienza. Non per questo la guerra rimane fuori dalla pellicola; non solo, infatti, per i pesanti strascichi di morte e sofferenza che essa ha lasciato nelle campagne e nei villaggi, ma anche perché qualche scaramuccia – breve e micidiale – entra prepotentemente nella pellicola. In pochi secondi, infatti, di sparatoria, con pochi colpi di fucile o mitraglietta, vengono falciate in modo improvviso e assurdo giovani vite spesso incolpevoli. Benché il film sia targato Germania Est, non vi si trova alcun discorso ideologico o di propaganda, ma solo un accorato e partecipe ritratto di alcuni poveri uomini (e donne) alle prese con gli orrori della guerra, com’era del resto nello stile dei suoi autori. Perdipiù ciascuno del drappello di soldati incarna visioni della vita diverse, con persino un fervente cristiano anticomunista, ai cui interrogativi sul comunismo i russi non sempre hanno risposte convincenti. Benché diversi come tipi, tutti i soldati del gruppo si trovano ai ferri corti con la loro coscienza sia per la loro scelta di collaborare col nemico russo, che – e soprattutto – per il fatto che la loro missione implica lo spargimento di sangue, per giunta di connazionali. Tedeschi o russi che siano, comunque, sono tutti dei poveracci che potrebbero volersi bene ma subiscono le forzose divisioni della guerra, e finiscono per ammazzarsi l’un l’altro senza un vero perché. Il titolo originale (Mamma, sono vivo) finisce per essere una triste ironia.
Il regista Konrad Wolf e lo sceneggiatore Wolfgang Kohlhaase danno alla pellicola un timbro antispettacolare e antieroico, e la costruiscono soprattutto con una serie di scene di vita quotidiana. Alcuni momenti rimangono impressi per intensità e lirismo: i due bambini affamati sulla neve ai quali il soldato dal treno tenta di gettare qualcosa da mangiare ma non riesce ad aprire il finestrino; la passeggiata sui vagoni del treno affollati di soldati e povera gente, con una bellissima e struggente canzone russa per sottofondo; la soldatessa Svetlana spaesata nelle ultime intense scene nel bosco. Insomma, un grande film.
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