Regia di Konrad Wolf vedi scheda film
Davvero un bel film questo esemplare di cinema d'oltre cortina. Il regista Konrad Wolf, in tutti i suoi film attento alla psicologia e all'interiorità dei suoi personaggi, qui ci racconta con delicatezza e sensibilità una storia d'amore impossibile tra un ufficiale tedesco e una ragazza ebrea di un campo di raccolta fra i monti della Bulgaria durante la II Guerra Mondiale. L'uomo è uno di quelli con la coscienza ancora attiva, che cerca di impegnarsi e seguire i dettami del nazismo, ma, quando si trova a dover compiere carognate che fanno a pugni col senso di umanità e la pietà, è tormentato da non pochi dubbi. E sceglierà di fare l'uomo e non la macchina. Il suo collega è l'esatto contrario di lui. L'episodio di quest'ultimo che passa in rassegna i deportati, calpesta le medicine che si fa da loro consegnare e condanna tutti a più giorni senza cibo è di grande forza d'impatto, pur nella posatezza dei toni. L'interpretazione dell'attore, con quel ghigno cinico e compiaciuto, vi contribuisce non poco. Molto belli e commoventi anche gli episodi della nascita del bambino nel campo e le usicte di nascosto dei due amanti. I carrelli sui poveri disgraziati, straccioni e affamati, sono unici nel cinema sulla shoah. E' un film intenso e lirico, che colpisce, da parte di un regista che si diceva comunista ma non era affatto ideologico. A lui importava solamente delle persone, specie di quelle che soffrivano ingiustamente, e dei quasi impercettibili moti dell'animo umano.
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