Regia di Giuseppe Lazzari vedi scheda film
Sono stati assai diversi i sentimenti che mi hanno avvicinato a questo film; da un lato la preoccupazione di avere di fronte un attore protagonista uscito dalla “scuola” di “Amici” (Francesco Mariottini) e la poca fiducia nel veder trattati come si deve temi assai ardui, dall’altro la curiosità di vedere scorci della mia città (Brescia) che raramente ha fatto capolino all’interno di lavori cinematografici.
Ma alla resa dei conti tutto si è risolto nel modo peggiore possibile.
Ludovico (Francesco Mariottini) e Filippo (Vincenzo Taormina) sono due ragazzi problematici e molto diversi che quando si ritrovano vicini legano velocemente.
Ludovico è un ragazzo viziato di buona famiglia, mentre Filippo ha imparato sulla sua pelle cosa vuol dire soffrire ed il primo decide di aiutare il secondo a trovare un lavoro facendolo conoscere a suo padre.
Ma l’incontro non andrà come nelle prerogative di Ludovico.
Siamo di fronte alla sagra del pressapochismo, dove tutto, o quasi, funziona malissimo a partire dalla storia che pur avendo l’ardire di affrontare temi pericolosi (prostituzione maschile, violenza sui bambini, morte sul lavoro) non sa proporli con quella cura che non può in alcun modo mancare di fronte ad accadimenti del genere.
Così i ricami di fronte a queste scene fanno cadere le braccia, tra frasi assurde ed espressioni mimiche a dir poco sconvenienti, ma poi quello che proprio fa crollare ogni ardore di rivalsa è la recitazione.
I due ragazzi sono a dir poco raccapriccianti in tutto e per tutto, e Vincenzo Taormina fa anche peggio del più noto collega di set, a partire dalla dizione per terminare con la mancanza di credibilità ogni qual volta parlano (insomma si vede che provano a recitare, improvvisazione zero, ma non ne sono proprio capaci).
Il finale poi è francamente risibile, e la rivelazione che manda tutto all’aria appare alquanto esagerata per modi e tempi, mentre la rappresentazione di Brescia, pur presentando due locali in cui spesso capito (“L’ostera dell’elfo” e il “Circus Beat club”), scivola sulla più classica buccia di banana quando Ludovico parte per accompagnare lo sconfortato amico in “un bel posto da vedere” … peccato che le strade che percorrono non sono proposte nell’unico ordine di tragitto possibile, bensì mescolate senza senso (sarà una cavolata, ma si tratta dell’ennessima leggerezza).
Insomma non bastano le buone intenzioni per fare un film e tutto il resto in questo caso manca clamorosamente.
Disastroso.
Non basta il coraggio nell'affrontare un tema delicatissimo per realizzare un film degno di tal nome.
Purtroppo tutto il resto manca clamorosamente e più volte si toccano punti qualitativi davvero infimi.
Lui e la recitazione vivono su due pianeti distinti.
Pessimo (e non vado oltre perchè trovo inutile essere offensivi).
Forse è leggermente meno peggio del suo collega Mariottini, ma quando il testo si fa drammatico è capace di cose a dir poco urticanti.
Poco meglio che pessimo.
Tutto sommato dignitosa (anche perchè lontana dalle scene peggiori).
A parte un paio di scene davvero malfatte tutto sommato se la cava.
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