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Amori in corso

Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Amori in corso

di laulilla
8 stelle

Singolare film, poetico e spiazzante: un’ora e mezza di cinema nato – 1989 – dalla regia di Giuseppe Bertolucci, che ne fu anche soggettista e sceneggiatore insieme a Lidia Ravera e Domenico Rafele, prodotto da Mito Film, che divise le (poche) spese con Rai2 e Flavia Villevieille Bideri.

 

 

È il racconto della giornata di Bianca (Stella Vordermann) e di Anna (Francesca Prandi) - compagne di facoltà all’università di Parma – che avevano deciso, nel caldo torrido di quell’anno, di preparare insieme un esame, rifugiandosi in campagna nella casa della madre di Bianca.

L’arrivo era stato difficoltoso, dopo il viaggio in treno, soprattutto per Bianca che si era caricata di un pesantissimo bagaglio, ciò che aveva costretto le due ragazze a numerose soste, e infine a lasciare il borsone dei libri in un luogo segreto.
Il seguito della serata, non privo di intoppi, era servito soprattutto alla reciproca conoscenza: molto loquace Bianca che svelava presto di attendere in quella casa Cesare, il suo ultimo amore e vero motivo del viaggio; assorta e silenziosa l’amica, che l’ascoltava e le comunicava di essere a sua volta innamorata di quell’uomo: lo avrebbero atteso insieme…per il giorno successivo, però, poiché l’uomo, con una telefonata annunciava il proprio ritardo.


Dall’auto fermatasi presso la casa, al mattino, era scesa, però, la sconosciuta Daniela (Stefania Sandrelli), lasciando di stucco le due amiche: stava aspettando l’arrivo di Cesare, il suo fidanzato ufficiale.

Inizia a questo punto l’ultima parte del film, la più sorprendente, un po’ commedia degli equivoci, un po’ riflessione sul senso degli accadimenti e sui rapporti interpersonali.

Si ribaltano i ruoli, le amicizie si trasformano e le rivalità si compongono, mentre si infittisce il mistero sull’onnipresente (solo a parole, però) Cesare e assume importanza poetica significativa Anna, unica vera innamorata, costretta dalle convenzioni sociali a celarsi in primo luogo a sé stessa.

Non è un caso che le sue parole diventino voce fuori campo e cerchino la rima, quasi tentando di dire l’ineffabile nell’unico modo possibile: in poesia, che insieme alla danza per qualche istante le fa dimenticare la solitudine…


questa musica ritrovata…
quest’allegria esagerata
questo prato in discesa
quest’amicizia illesa
queste scarpe un po’ strette,
queste parole non dette


Il non detto, appunto, mi sembra essere il tema fondamentale del film, difficile per la stessa natura incomunicabile e onirica dell’amore nascente che il regista - fratello "povero" e molto meno noto del grande Bernardo - racconta fra mille reticenze, specchio pudico di un amore difficile.

Il film, secondo me, va conosciuto: “Fuori orario” lo ha salvato dall’oblio e RaiPlay ce lo fa vedere senza pubblicità.

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