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L'amore che resta

Regia di Gus Van Sant vedi scheda film

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La recensione su L'amore che resta

di michemar
8 stelle

Gus Van Sant non abbandona il tema che ricorre più spesso nei suoi racconti: i giovani, adolescenti o più grandi, fa lo stesso. Per lui sono un mondo da studiare, seguire, descrivere. La sequenza dei suoi film sui giovani è lunga, “Belli e dannati” “Will Hunting. Genio ribelle” “Scoprendo Forrester” “Elephant” “Paranoid Park” e mai sono giovani facili e ordinari. Hanno un carattere soprattutto ribelle e sono anche difficili da trattare. Mai banali, sempre intelligenti, a volte addirittura geni. Storie difficili e fuori dai soliti canoni di racconti anonimi e banali, come appunto i suoi fanciulli, più o meno maggiorenni.

Questa è la volta di Giulietta e Romeo, sì proprio loro. Solo che stavolta si chiamano Annabel e Enoch, ma sono sempre loro. Certo, i personaggi di Shakespeare hanno ispirato migliaia di scrittori e sceneggiatori e questa storia può sembrare solo l’ennesima versione di due giovani innamorati, ma quando si riesce ad essere o sembrare originali, allo spettatore pare di vivere una storia del tutto nuova. Come in questo caso. Sono proprio giovani e belli, la vita è tutta davanti; o così sembra, perché invece lei sa che ha pochissimo da vivere, ma Enoch (ribelle e “contro”, per motivi legati ad una disgrazia familiare) ne resta rapito dalla sua semplicità e diversità. Anche Annabel è una fuori dal coro e questo agli occhi di Enoch la rende più ancor più bella e attraente. Loro frequentano funerali, così quasi per hobby e si divertono tanto partecipando alle esequie: lei forse immaginando le sue purtroppo tanto vicine. Il drammatico ed il dolce della storia si coniugano con un tono leggero e romantico, perché i due giovani trascorrono il tempo a scoprirsi, a conoscersi e a raccontare il loro passato difficoltoso e lo spettatore ne rimane incantato, per merito di una sceneggiatura veramente speciale. I dialoghi sono sorprendenti, intelligenti e direi proprio originali.

La musica è molto indovinata e accompagna benissimo le fasi della storia

Mia Wasikowska non è una scoperta; la sua prova nel bel “Jane Eyre” accanto a Michael Fassbender l’aveva definitivamente lanciata e qui dà una bellissima conferma. Piuttosto la sorpresa è sicuramente Henry Hopper. Il suo cognome è magico e agli appassionati di vecchia data fa tornare in mente tanti ricordi, tanti film “maledetti” a cominciare da “Easy Rider”. Quando Enoch guarda di traverso è impossibile non pensare agli occhi e alle labbra de “L’amico americano”. Lo vedremo ancora di sicuro.

Gus Van Sant ama questi soggetti, intesi sia come sceneggiature che come personaggi e sa benissimo come sviluppare le storie, lui non sbaglia mai e i suoi film graffiano la nostra mente. Certo questi non sono i giovani che volano tre metri sopra il cielo, non sono mai truzzi: sono giovani che volano alto, molto alto. Hanno sempre qualcosa da dire e spetta agli altri ascoltare.

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