Regia di Jodie Foster vedi scheda film
Si scivola facilmente nel macchiettismo in questa opera della Foster, partendo da un buono spunto e finendo per scegliere le strade, ampie e facili, di una guarigione dalla depressione attraverso il tramite di un pupazzo, in realtà null'altro che un alter ego del protagonista (un valido Gibson, meno legnoso del solito). Un film che però non è nè carne nè pesce, ondivago come su una lunga montagna russa nel portarci prima negli abissi e poi nelle vette tipiche di chi sale e scende nelle sindromi depressive. Il finale, abbastanza forte e forse non così scontato, riporta tutti alla realtà ma certo non da piena spiegazione ad una vicenda che corre sempre sul filo tra patetico e ridicolo.
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