Regia di Jodie Foster vedi scheda film
un film che divide e diviso questo della foster. il classico svolgimento drammaturgico è quasi banale nel suo svolgersi. la foster addirittura si sacrifica per lasciare ampio spazio al personaggio di walter/the beaver e sembra adagiarsi su un canovaccio senza slanci ed evoluzioni particolari. anche la storia adolescenziale di yelchin con la lawrence è per certi versi un pò antipaticamente risaputa. del resto il film è talmente breve che c'era poco tempo per far tutto. però il malessere che provoca la prevaricazione di the beaver su walter, sul nucleo familiare e su tutta la sua vita, è tangibile e ben orchestrata. un pupazzo da far muovere con la mano assume toni e caratteri horrorifici. comunque dietro e dentro al pupazzo c'è l'uomo walter che ha problemi a relazionarsi con la propria vita, ed è solo mediante la protesi muppettesca se walter riesce a salvarsi la vita. l'ultimo appiglio di walter alla vita emerge grazie ad un alter ego che faccia tabula rasa del walter conosciuto, con tutto ciò che ne consegue ovviamente. parola inadatta "ovvietà" in un caso di depressione acuta che affrontata con un metodo poco ortodosso, porta l'uomo dopo un breve periodo di euforia creativa e vitale, cadere preda delle proprie ossessioni divenendo in breve pericoloso. mel gibson miracolato da un ruolo che va assolutamente seguito e ascoltato in originale(the beaver parla rigorosamente british)è il centro del film della foster insieme a the beaver. THE beaver e non MR beaver. sento che si debba usare l'aggettivo THE perchè riassume un pò le connotazioni di malessere insite nell'uomo walter che emergono con un carattere prepotentemente auto-lesionista. THE beaver un pò come THE thing o qualcosa di inaspettato che ti minaccia. il MR mi sembra meno approppriato perchè mi da l'idea di qualcosa di più identificativo, di facilmente individuabile e curabile.
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