Regia di Peter Weir vedi scheda film
Storia di una fuga di prigionieri politici attraverso lande desolate. I nemici non sono gli inseguitori sovietici, che ben presto scompaiono dalla scena, ma le difficoltà imposte da terre spietate e climi estremi, nonchè le insicurezze e le debolezze dei protagonisti, alcuni dei quali riusciranno comunque a raggiungere la salvezza. La regia è frammentata, il film è diviso in moltissimi brevi episodi ovviamente ben collegati tra loro in cui sono evidenziati gli atteggiamenti dei personaggi, ora speranzosi ed ora abbattuti; ora coesi tra loro ed ora divisi; ne viene esaltata la tenacia e mostrata la sofferenza. Il tutto tra affascinanti paesaggi di deserti, steppe, montagne e campagne che i protagonisti attraversano in una solitudine quasi totale; nascondendosi o entrando sporadicamente in contatto con le popolazioni indigene. Una malinconica colonna sonora accompagna il film accentuandone la drammaticità. I personaggi sono discretamente delineati, ognuno è rappresentato da caratteristiche particolari: impulsività, riflessività, ostinazione, capacità di essere leader, dolcezza. Nota stonata è la conclusione, che ho trovato leggermente affrettata ed un po' artificiosa, in contrasto con i ritmi lenti e posati della parte centrale della pellicola.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta