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The Way Back

Regia di Peter Weir vedi scheda film

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La recensione su The Way Back

di Enrique
7 stelle

(Co)autore di cimeli cinematografici di spiccata qualità artistica, P.Weir, nella sua ultima fatica, un po’ se ne approfitta. Ma un peccato veniale, ogni tanto, è lecito commetterlo.

Il regista (e co-sceneggiatore) racconta la storia allucinante di una fuga rocambolesca (dalle grinfie del feroce stalinismo) e della marcia infinita di un drappello di uomini persi, in balia delle forze primigenie che governano il mondo.

Uomini che, sulla strada di ritorno, perdono molto, ma conquistano tutto; a partire dalla libertà.

Un bene inestimabile, per il quale non si muore mai invano.

 

Ma la racconta con gli “occhi” incantati di chi ha, nella natura, la sua prima fonte di reddito (il National Geographic).

E lo fa senza preoccuparsi troppo dei protagonisti e della loro caratterizzazione (fatta eccezione per i personaggi di C.Farrell e di “Mister” E.Harris, anime opposte di un mondo in procinto di bipolarizzarsi) in quanto pedine di un “gioco” più grande di loro. Salvo solo consentire che il calore di una vita giovane e solare (S.Ronan) sciolga le diffidenze reciproche e consenta di svelare, una ad una, l’intimità dei pellegrini ed il loro legame con il mondo. Certe debolezze che prima avrebbero ucciso fra insulti e derisioni. Ma che poi diventano fonte inesauribile di speranza. Sprone a lottare ancora. Fino all’ultimo.

E lo fa, ordunque, inserendo, nello stopposo tessuto del racconto, un ulteriore elemento. Il filo conduttore che, riuscendo a tenere in vita (alcuni de)i fuggiaschi, salda gli estremi della storia e consente di conferirle un senso.

Ecco (anche) quest’elemento - astrattamente molto sensato - funziona così e così nel film.

Ma nulla toglie al valore grande dell’impresa.

Né pregiudica il messaggio (la forza salvifica della speranza) della storia.

Che ha ben meritato di essere raccontata (soprattutto da uno come Weir).

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