Regia di Peter Weir vedi scheda film
Ispirato ad una storia vera,"The way back" narra la fuga da un gulag siberiano di un gruppo di reclusi per vari motivi,comunque invisi al regime sovietico tra fine anni Trenta e l'inizio dei Quaranta:sette uomini più una ragazza che incontreranno nella taiga più tardi,per un viaggio in cui solo il cammino potrà portarli verso la libertà.Naturalmente non tutti riescono nell'intento,il freddo,la fame,la salute claudicante e altri problemi si porteranno via il più dei fuggiaschi.Curioso,e anche discutibile,che un film di un autore molto amato dalla critica,e spesso anche baciato dal consenso delle platee,non sia stato neanche distribuito in sala,eppure "The way back" non è mai uscito nei nostri cinema.Vero che è un lungometraggio crudo,a tratti sgradevole,e che forse non avrebbe raggiunto cifre clamorose al botteghino,ma rimane,con tutti i difetti che gli si possono riscontrare,una pellicola d'autore che guarda anche al pubblico.E' stato contestato che lo script sia romanzato,e non del tutto veritiero sull'odissea tragica dei fuggitivi:qualche momento di stanca,a livello cinematografico,si percepisce,e tuttavia nello spettatore sorge naturale un moto di pietà per il coraggio con cui viene affrontato un viaggio quasi distruttivo,di 6500 kilometri a piedi,tra gelo e calura desertica.Weir sceglie di concludere la pellicola con un abbraccio ed un perdono,nonostante gli anni intercorsi,i soprusi della Storia sugli uomini (però in effetti il sunto di quel che è stata la Cortina di Ferro,al di là della faziosità che contraddistingue anche il copione,è proprio miserello...),sottolineando l'empito di umanesimo,per quanto scabro,dell'opera.Cast ben allestito,con un Ed Harris dalle molte sfumature su tutti,e Saoirse Ronan che ricorda,una volta ancora,di essere tra le migliori attrici dele nuove generazioni.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta