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Il mediatore

Regia di Robert Mulligan vedi scheda film

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La recensione su Il mediatore

di Donapinto
9 stelle

Misconosciuta pellicola che potrebbe entrare a far parte di una ideale antologia di titoli ingiustamente dimenticati e da riscoprire al più presto, nonostante i rarissimi passaggi televisivi. Diretto da un talentuosissimo regista altrettanto sottovalutato, IL MEDIATORE potrebbe essere uno dei capostipiti del crime-movie americano degli anni 70' (il miglior periodo insieme a quello degli anni 40' e 50'). Ritmo volutamente lento, assenza completa di azione e delle forze di polizia, Robert Mulligan preferisce l'introspezione psicologica, l'attesa è l'ambiguita' dei personaggi. Ci viene raccontato il tramonto di Cooper (Jason Miller) un piccolo boss di Los Angeles che si e' fatto le ossa sulla strada, fautore di una malavita che fa dell'amicizia e della lealtà, valori ancora irrinunciabili. Non la pensa così la nuova mafia, fredda, cinica e dal grilletto quanto mai facile. Prima parte ascrivibile al genere gangheristico, mentre nella seconda entrano di scena il noir e il thriller psicologico, quando il protagonista arriva a soffrire di allucinazioni, con l'idea fissa in testa che i suoi soci vogliono eliminarlo. Qui Mulligan riesce a creare un'atmosfera di onirica inquietudine, che lo stesso regista già aveva proposto negli altrettanto belli e inquietanti LA NOTTE DELL'AGGUATO e CHI E' L'ALTRO? Sarà lo spettatore, in attesa dell'amarissimo finale, a decidere se si tratta di realtà o delle paranoie di un'uomo con i nervi a pezzi. Oltre a Jason Miller, reduce dal grande successo de L'ESORCISTA, troviamo il viscido cow-boy Bo Hopkins e due vecchie conoscenze del piccolo schermo: John Hillerman, ovvero lo spocchioso Higgins di MAGNUM PI, e Victor French, il burbero ma buono Isayah Edwards di QUELLA CASA NELLA PRATERIA. Pellicola molto affascinante, insolita e crepuscolare.

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