Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Versione della tragedia di Euripide: Giasone riporta dalla Colchide il vello d’oro con l’aiuto della maga Medea, poi la abbandona per un’altra donna e lei si vendica uccidendo i due bambini che ha avuto da lui. Intanto il centauro (che poi diventa un essere umano) intrattiene lo spettatore con didascalicissimi discorsi, informandolo fra l’altro che “tutto è santo”. Pasolini ha alcune idee originali (segnatamente il finale alternativo, con Glauce che in un caso si suicida e nell’altro rimane vittima di Medea); poi, come di consueto, vuole imprimere un segno autoriale troppo marcato e strafà. L’accostamento della cantante lirica Maria Callas e del triplista Giuseppe Gentile (medaglia di bronzo alle olimpiadi del 1968), entrambi al loro unico ruolo da protagonisti al cinema, non può essere definito altro che una gratuita provocazione. E cosa diavolo c’entra piazza dei Miracoli?
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